Agid: dall’Italia dei Comuni all’Italia digitale

La collaborazione tra Agostino Ragosa dell’Agenzia per l’Italia Digitale e Francesco Caio, il supercontroller voluto da Enrico Letta, sta iniziando a dare i primi frutti.

Francesco Caio e Agostino Ragosa hanno identificato le linee guida per l’azione immediata sull’Agenda Digitale.
Le tre priorità recentemente indicate sono anagrafe nazionale, identità digitale e fatturazione elettronica, con le quali far passare l’Italia da uno Stato pdf ad uno Stato .com, come riporta il Corriere della Sera accettate anche dallo stesso Caio. Vista la brutta fine di quella bolla speculativa il parallelo con le .com poteva essere evitato, ma il concetto è chiaro: passare da una digitalizzazione passiva ad una attiva.
Come?
Hardware, software, reti.
Le tre aree d’azione specificate consentirebbero di aumentare enormemente il controllo sulla situazione reale del Paese in generale e della Pa in particolare. Ciascuno di quei punti permette di ipotizzare a breve-medio termine un significativo risparmio economico complessivo, riducendo le necessità delle varie amministrazioni.
Inoltre i punti sono anche altrettanti progetti pilota per il riordino del caos Ict italiano, inteso come standardizzazione di dati e procedure sia nell’hardware, sia nel software. Con una spinta agli open data: in Gran Bretagna, riferiva Caio sempre al Corriere, si stanno sviluppando delle applicazioni software basate su dati aperti, al confine tra pubblico e privato, di grande interesse per la collettività.


Razionalizzazione comunale

L’enfasi delle ultime novità appare più forte sul software. Anche la spinta sulla connettività, a partire dall’Spc, è esplicita. Cercando di leggere tra le righe, però, altrettanto rilevante anche se più in là nel tempo sembra lo sforzo verso l’hardware.
Infatti l’annunciato processo porterebbe alla progressiva realizzazione di un numero limitato di data center di elevata qualità, a sostituire la straordinaria frammentazione di scatole e scatolette che si registra oggi sul territorio italiano. Basti pensare alla sostituzione delle oltre ottomila anagrafi dei singoli Comuni con un elenco nazionale ad hardware e software e unici: i cui dati resteranno di proprietà dell’autorità locale, ma tutto il resto sarà semplificato, velocizzato e razionalizzato.
Aggiungiamo una provocazione: quando è pensabile di fare lo stesso con i bilanci comunali, regionali e delle altre Amministrazioni? Forse prima di quanto si creda, se si riuscirà ad usare la fatturazione elettronica anche nella Pa.


Delimitare l’Area 51

Il programma appena annunciato è semplice ed incisivo ed appare realizzabile. Tutto risolto, quindi? No. Siamo appena agli inizi e non bisogna allentare i controlli. Delle 51 scadenze introdotte dall’Agenda digitale italiana, finora solo cinque hanno generato reali provvedimenti. Chi volesse verificarlo di persona può farlo semplicemente grazie al monitoraggio dell’Agenda fatto da Ernesto Belisario, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie. La tabella di Belisario mostra che altri 22 provvedimenti sono scaduti e non realizzati, nonostante un ritardo medio di 200 giorni (4.400 il totale; minimo 78, massimo 276).
Sarebbe interessante verificare adesso quale possa essere l’agenda stralciata relativa ai punti individuati da Caio/Ragusa, con i relativi intrecci -per norme e per tempi- che si annoderanno rispetto alla lista completa del decreto.
Per quel che è stato affermato, l’immediata attività dell’Agenzia procederà quindi per azioni mirate e non nello stretto rispetto temporale del dettato normativo. Non è poi dato sapere quanto la turbolenza politica, modificando gli equilibri di governo, influirà su controllori ed azioni. Ma la lettura attuale è otttimistica.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome