Dopo anni di crisi, il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti digitali) ha finalmente ha ripreso a crescere. Nel giro di un anno è passato dal -1,4% del 2014 al +1,5% del primo semestre 2015 e a una previsione annua 2015 rivista al rialzo dall’1,1 all’1,3%. L’inversione di rotta spicca dal raffronto dei dati semestrali: l’attuale +1,5% segue il -3,1% dello scorso anno. Sono questi i dati diffusi da Assinform, elaborati in collaborazione con NetConsulting3.
“Le componenti più innovative e legate alla digital economy fanno ora crescere l’intero mercato”, ha commentato Agostino Santoni, presidente di Assinform; ”s’inizia a intravedere l’innovazione di servizi, prodotti e processi attraverso il web, il cloud computing, l’IoT, le nuove applicazioni in rete e in mobilità, i big data”.
Il nuovo trend, come la generale ripresa economica, è ancora fragile e siamo ancora molto distanti dalla velocità di trasformazione digitale necessaria a recuperare il gap dai Paesi guida.
Stime corrette al rialzo
Nei primi sei mesi del 2015, il mercato digitale nel suo complesso è quindi cresciuto dell’1,5%, raggiungendo i 31,6 miliardi di euro. Dopo anni negativi, il dato di crescita concorre ad aggiustare al rialzo le stime per l’intero 2015, verso i 65,1 miliardi (+1,3%). E’ un valore molto vicino alla soglia psicologica del 2013, quando si assommarono 65,16 miliardi.
Al recupero hanno concorso tutti i comparti. Grazie al +12,3% dei servizi di data center e cloud, i Servizi Ict sono a 5,1 miliardi (+ 0,3%), Software e Soluzioni Ict a 2,7 miliardi (+4,5%) grazie al +16,7% dell’IoT, Dispositivi e Sistemi a 8,3 miliardi (+0,5%), Contenuti Digitali e Digital Advertising a 3,5 miliardi (+9,3%). Anche i Servizi di rete, che nel primo semestre dello scorso anno erano scesi del 9,2%, sono stavolta restati stabili a 11,98 miliardi di euro.
L’innovazione fa da traino
Continua l’accelerazione delle componenti legate alla trasformazione digitale (processi aziendali e di filiera), mentre quelle tradizionali continuano a decelerare.
Il mercato dei dispositivi e sistemi è infatti quello che più ha subito lo spostamento dalla materialità alla funzionalità dell’Ict, crescendo di poco (+0,5%) e in modo asimmetrico. E’ calata la componente tablet (-14%) e quella Pc (-4,4%), mentre i nuovi smartphone hanno spinto, portando al +7,4% per 1,43 miliardi.
Molto interessanti le crescite del primo trimestre 2015 sul primo trimestre 2014 per le Sim dati: +49,1% il traffico (158 petabyte), +16,5% le Sim (oggi 45,1 milioni).
Il comparto del software e delle soluzioni Ict, già in ripresa lo scorso anno, ha mostrato nell’insieme ancora più brio, raggiungendo a metà anno 2.732 milioni (+4,5%). Anche qui è evidente il segno della trasformazione in atto. E’ infatti cresciuto bene il software applicativo, a 1.900 milioni (+5,8%), proprio sull’onda dell’innovazione, in particolate IoT (+16,7% a 700 milioni).
In leggero calo le soluzioni applicative tradizionali (-1,2% a 1.062 milioni) e il software di sistema (-1,2% a 247 milioni); bene il middleware (585 milioni, +2,6%), a conferma di ricerca di ottimizzazione.
“Il nostro Paese soffre ancora di troppe lentezze sul fronte di grandi progetti di stimolo e aggregazione”, ha ripresoil presidente. “L’obbligo di fatturazione elettronica verso la Pa ad esempio, da alcuni sofferto come un’imposizione statalista, sta nei fatti dando buoni risultati in termini di penetrazione del digitale, anche nelle Pmi”.
È importante che il Governo abbia la stessa forza anche negli altri progetti, dalla larga banda all’anagrafe digitale, ma l’urgenza maggiore è forse nelle competenze informatiche. “Sono mezzo milione le posizioni di lavoro disponibili che non si riesce a coprire per mancanza di skills”, ha concluso Santoni.