Automotive, il vero motore è nell’intelligenza

Dave Wilson, international marketing director di National Instruments, spiega i nuovi trend del settore auto

Se chiedete a Dave Wilson, international marketing director di National Instruments, quali sono le sfide che gli Oem del settore automotive si trovano ad affrontare, non aspettatevi una risposta breve. Dalla riduzione delle emissioni, al contenimento dei costi, al miglioramento delle performance dei veicoli senza compromettere eccessivamente il loro prezzo sul mercato, gli ostacoli sono molti e la vera sfida sembra quella di riuscire a trovare soluzioni che consentano di superarli nel complesso e nel più breve tempo possibile perché, dulcis in fundo, per essere competitivi, occorre anche ridurre il time-to-market.

Pensa che le tecnologie oggi disponibili siano sufficienti a supportare i costruttori di auto nel vincere le sfide lanciate loro dal mercato?
Le tecnologie ci sono, così come c’è un alto potenziale d’innovazione. Scienza dei materiali, calcolo ed elettronica sono ambiti nei quali lo sviluppo di nuove soluzioni è in continuo divenire. Il punto è trovare la loro corretta applicazione, renderle disponibili e farne un buon uso.

Come può l’industria dell’auto rispondere alla crescente esigenza di ecocompatibilità dei veicoli?
La soluzione è puntare su una corretta combinazione di software ed elettronica per sfruttare al meglio le innovazioni messe a punto nei campi della chimica e dei materiali. Per farlo, occorre potenziare l’intelligenza che consente di misurare, in ogni sistema dinamico, la qualità delle risposte, di conoscerne tutti i dettagli e di massimizzarne l’output. Prendiamo, ad esempio, il caso dei sistemi d’iniezione a carica stratificata: se voglio ridurre le emissioni, le devo monitorare al meglio. Serve quindi un sistema intelligente che controlli, in ogni ciclo di combustione, il flusso di carburante.

Più intelligenza significa, quindi, sempre più software…
Certamente. Posso riportare, a titolo di esempio, le parole di Ricky Hudy, responsabile dello sviluppo elettrico ed elettronico in Audi, secondo il quale il 90% delle innovazioni nelle auto riguarda l’elettronica e l’80% di questa percentuale è rappresentato dal software. È quest’ultimo a fare la differenza, perché esso consente di gestire sistemi che, altrimenti, sarebbero ingestibili.

Nello specifico, quali sono le nuove frontiere tecnologiche nell’automotive?
Gli sviluppi riguardano quattro grandi aree: l’efficienza della combustione e la riduzione delle emissioni, la progettazione, l’elettronica e la comunicazione, la sicurezza. Nel primo ambito, si tratta, tra le altre cose, di definire fonti alternative e sistemi ibridi, utilizzare nanotecnologie nelle batterie e nei refrigeranti, trovare materiali sempre più leggeri, sfruttare l’aerodinamica. Per quanto riguarda la progettazione, l’innovazione punta su simulazione, modellazione, validazione e test in parallelo allo sviluppo del modello. Le Fpga (Field Programmable Gate Array), il parallel processing (l’elaborazione simultanea di diversi task eseguita da due o più microprocessori) e i sistemi di comunicazione FlexRay (un protocollo ad alta velocità, ampia larghezza di banda, deterministico e fault tolerant) sono al centro dell’interesse di chi segue l’ingegneria elettronica e i protocolli di comunicazione, mentre, sul fronte della sicurezza, oltre a nuovi sistemi per la stabilità elettronica e per la regolazione della velocità, si esplorano i campi della sensor fusion, delle reti neurali, dei filtri di Kalman e della logica fuzzy.

Infine, guardando alla situazione di mercato, ci sono segnali di ripresa per il settore?
Indubbiamente anche National Instruments ha sofferto la crisi del settore automotive, nonostante, rispetto ad altre realtà, abbia comunque subito perdite inferiori. Di certo il periodo negativo non ha compromesso gli investimenti in Ricerca & Sviluppo, che sono continuati, e in risorse umane. E sulla scorta di quanto investito in questi ambiti, pensiamo di poter avere buoni risultati nel prossimo futuro.

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