Home 01net Focus Blockchain, cosa è e a cosa serve, tra Bitcoin, IoT e sanità

Blockchain, cosa è e a cosa serve, tra Bitcoin, IoT e sanità

Siamo nella civiltà dei dati, espressione altisonante per dire che tutti dipendiamo da come vengono trattati i nostri soldi e le nostre informazioni. Eppure gestione e trasmissione dei dati finanziari ha ancora una struttura arcaica, un trasudato di secoli di attività in un percorso conclusosi con i trattati di Bretton Woods, nel 1944, con il quale si fissarono le regole e le procedure per controllare la politica monetaria internazionale.

Un approccio disruptive alle transazioni finanziarie è fornito dalla blockchain, tecnologia di scambio dati importanti per transazioni sicure ed affidabili senza un certificatore centrale.
Il meccanismo è alla base della moneta virtuale Bitcoin, il che dimostra le sue qualità.
Per capire come funzionano le valute virtuali bisogna fare un passo indietro, tornando ad un punto che tutti prendiamo per scontato, ma che è di grande complessità.

Cosa succede quando facciamo un pagamento elettronico?

Se a muoversi è il denaro è tutto chiaro: A consegna a B il denaro in forma anonima sia per A, sia per B. Inizialmente A possiede il denaro, e smette di averlo nel momento nel quale lo da a B, che quindi ne entra in possesso. La transazione non è tracciabile.

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Come funziona blockchain nel mondo finanziario

Nel caso di transazioni elettroniche, però, la questione è molto più complessa. Trascuriamo al momento l’ìdentificazione di A, B e la tracciabilità, che sono ovviamente importanti, e concentriamoci sul possesso e scambio di denaro. L’operazione non è immediata: se A fa un bonifico a B, si appoggia ad un ente terzo (la banca) che prima verifica la presenza sul conto di A dell’importo necessario, poi contatta la banca di B per verificare l’esistenza del conto di B e predisporre la transazione, ergo toglie i fondi dal conto di A e li rende disponibili a B. Queste operazioni sono regolate da una fitta rete di scambi che hanno un costo estremamente variabile e una certa indeterminatezza dei tempi, con regole fissate da un organismo legalmente ed internazionalmente riconosciuto.

Decentralizzare in sicurezza ed economia

Poiché Internet disintermedia, è stato possibile sviluppare un meccanismo che permetta di sostituire a questi enti accreditati chiunque riesca a dimostrare efficacemente di poter svolgere il compito. In gergo tecnico la certezza del trasferimento di denaro e quindi dell’eliminazione dello stesso dal conto di provenienza viene definito double spending, problema della spesa doppia (o multipla). Normalmente viene risolto all’interno dei consueti circuiti finanziari, mentre una soluzione in Rete può operare in maniera più veloce, economica ed aperta. Si tratta ovviamente d’un meccanismo che toglie il controllo centrale alle operazioni.

Questa tecnologia di disintermediazione delle transazioni si chiama blockchain; la moneta virtuale ad essa collegata si chiama invece bitcoin. Il termine cryptocurrency che viene usato per descriverla è dovuta all’impiego di protocolli di cifratura nelle varie operazioni.

Ad inventare questo meccanismo è stato nel 2008 il sedicente Satoshi Nakamoto, nome fittizio che in giapponese vuol dire “Consiglio sul denaro”. Tale identità è stata recentemente reclamata dall’australiano Craig Wright.

Come sempre accade, una nuova tecnologia di grande successo crea un circuito alternativo a quello finora pianificato e ratificato da secoli di storia. Ovviamente la finanza e le istituzioni mondiali cercano di controllare questo fenomeno, e con loro anche la Commissione europea, suscitando la critica dell’opinione pubblica più tecnologica e spesso anche di quella parte complottista, che vede in tutto un tentativo dei poteri occulti di schiavizzare le masse.

Tornando al punto, sono ormai molte le aziende e gli stessi Stati che riconoscono il bitcoin. Se le monete alternative sono sempre esistite (tempo fa a Roma se ne contavano almeno 6, anche se di carta), nessuna si proponeva con alle spalle queste implicazioni tecnologiche.

La blockchain in IoT e sanità

Ma la cosa più importante sembra essere la blockchain, ovvero il sistema di disintermediazione delle transazioni. È un meccanismo che può essere applicato a qualsiasi tipo di trasferimento di valore, controllando le identità delle parti, l’esistenza dei valori in scambio e la liceità della transazione in modo aperto ed accessibile a chiunque sia in grado: il sistema stesso rende i mediatori affidabili. Le applicazioni sono moltissime, partendo dalla finanza per arrivare ai micropagamenti senza commissione. Ma la blockchain non si applica solo ai soldi, bensì anche allo scambio di dati: che ne pensate di applicarlo all’IoT, che ha problemi di sicurezza e tracciabilità? O ai dati medici?

L’Internet delle cose prevede grandi quantità di dati, sia medici sia robotici, che hanno grande importanza. Finora la loro sicurezza è stata trascurata da tutti, così come lo fu quella delle fabbriche (e delle insicurezze di Scada). Un approccio crittografato e accessibile come quello della blockchain sarà certamente utile.

blockchain e Iot
Blockchain e Iot: gli scenari possibili

Analoga questione può essere posta alla sanità elettronica, nella quale avere certezza di chi prende in carico i dati è elemento prevalente per un sistema efficace; inoltre, poiché la blockchain registra tutte le transazioni alla prima all’ultima, usando questo approccio sarebbe molto più facile avere la storia clinica d’un paziente in forma davvero completa.

blockchain in sanità
Blockchain e sanità

 

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