Cisco si unisce al “Club dei 100 milioni”, annunciando un investimento insieme ad Inspur, produttore cinese di server, avendo come obiettivo prodotti collegati al networking e ai server. Non sono disponibili dettagli, probabilmente anche per la violentissima svalutazione a cui il Governo ha sottoposto lo Yuan negli ultimi mesi.
Anche Dell investirà un centone, per la precisione 125 milioni di dollari, nella Tsingtua Unigroup, braccio armato del Governo tramite la Tsingtua University, che a luglio offrì 23 miliardi di dollari per il chipmaker (Dram) statunitense Micron.
La difficoltà di penetrazione nelle abitudini e oltre le barriere del Grande Drago è nota. Alle volte succedono anche cose buffe: una delle pronunce del termine “Bing”, il motore di ricerca di Microsoft, vuol dire “malattia” (bìng, per la precisione), una circostanza che forse ha contribuito ai risultati complessivi e per la quale il colosso di Seattle lo sostituirà con Baidu, almeno sul territorio della Repubblica Popolare cinese. Ma fare i conti è impossibile, visto numero e complessità degli accordi annunciati, immaginando che non tutto venga sempre a galla.
Anche Qualcomm, che a febbraio aveva accettato di pagare in Cina una multa di quasi 1 miliardo di dollari, è tra i nuovi investitori annunciati in occasione della visita di Xi Jinping negli States. Il presidente, così per caso, studiò proprio alla Tsingtua University.
Intel ha annunciato altri 8 accordi con aziende locali, non tutte direttamente collegate all’informatica, per un totale di 67 milioni. Bruscolini, visto che il colosso di Santa Clara dichiara di aver investito in zona circa 2 miliardi di dollari (uno con la sola Unispresdtrum, anch’essa chipmaker), con 140 affari dei quali ben 35 già conclusi con una exit, quindi con notevoli vantaggi finanziari.