Non è (solo) un gioco da ragazzi, o da adulti poco cresciuti. Il fenomeno Pokémon Go apre un ventaglio di nuove opportunità anche e soprattutto in ambito business.
Il gioco, fruibile attraverso una app gratuita e reso disponibile in Italia dal 15 luglio, consiste semplicemente in una “caccia al tesoro” virtuale da svolgere all’aperto. Percorrendo le strade, preferibilmente a piedi, ci si imbatte in colonie di simpatici mostriciattoli, lo scopo e catturarne il più possibile.
I mostri sono posizionati nei luoghi dagli sviluppatori di Niantic e Game Freak sotto l’ala protettiva di Nintendo, secondo dinamiche evidentemente non note. Ciò che è noto è che esistono i Poke Stop, dei punti di interesse generati automaticamente dal gioco.
I Poke Stop, Lure Module e Gyms di Pokémon Go
Attualmente non è possibile chiedere l’inserimento di un luogo ma ci sono già state dichiarazioni in merito a una politica di introduzione di Poke Stop sponsorizzati. Intanto, l’esercente, o chi per lui, può acquistare del Lure Module, dei moduli esca dal costo di un euro per 30 minuti di esca, che attraggono i mostriciattoli, e dunque i giocatori, per un certo periodo di tempo. Infine, ci sarebbero anche le palestre, i luoghi “attrezzati” per una caccia al tesoro a squadre.
La strategia, che provocherebbe un interessante flusso di introiti nelle casse degli sviluppatori, dovrebbe far scatenare la fantasia di rivenditori, catene, luoghi d’interesse culturale, per incentivare il flusso di consumatori a caccia di Pokémon.
Il ventaglio di iniziative è immaginabile: azioni promozionali per far arrivare i giocatori nel punto vendita, concorsi, eventi, attività social, esperienze specifiche. Insomma, nessun limite. Il consiglio è di stare allerta e non sottovalutare un fenomeno che potrebbe rappresentare un grande esempio di gamification applicata al retail.
Di Pokémon Go abbiamo scritto in dettaglio su Applicando:
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