Lo si dice spesso: gli eventi organizzati per il canale sono e devono essere importanti momenti di networking, tra i partner e tra i partner e l’azienda.
E un forte momento di networking è stata l’Italian Partner Conference organizzata dall’Enterprise Group di Hp a Rimini nei giorni scorsi.
Duecentocinquanta partner e un centinaio di persone Hp appartenenti a tutte le divisioni (“Perché siamo ancora una Hp”, ricorda Paolo Delgrosso, Channel and SMB Sales Director e padrone di casa della manifestazione) riunite per parlare di strategie e, soprattutto, di opportunità.
Un incontro necessario, a nostro parere, per ribadire non semplicemente che Hp c’è, ma anche che il percorso di riorganizzazione che inevitabilmente la società sta intraprendendo per arrivare alla costituzione delle due entity HP Inc. e Hewlett Packard Enterprise alla fine del prossimo mese di ottobre, non impatterà né sull’operatività né sulla focalizzazione sul mercato e sui partner.
Che è poi il senso del messaggio lanciato da Stefano Venturi, amministratore delegato di Hp Italia, in occasione della sessione plenaria di mercoledì: “Per avere successo c’è bisogno di una rete di partner che investono con noi. Nostro compito è accompagnarli soprattutto nel seguire progetti complessi. Ed è a questo che ci stiamo preparando, anche inserendo i servizi di consulting nella filiera del canale, non in un’ottica di mera rivendita, ma di perseguimento di un percorso di trasformazione che diventa valore per i nostri clienti”.
Questo è sicuramente uno degli elementi di novità annunciati nel corso dell’evento, oltre all’alliance Better Together, che vede Hp Enterprise Group collaborare con Microsoft, Plantronics e Polycom insieme per proporre soluzioni di collaboration basate sulle rispettive tecnologie.
Per il resto, la Conference è l’occasione per ribadire i messaggi lanciati da Meg Whitman in occasione della Global Partner Conference di marzo, contestualizzandoli rispetto al mercato italiano.
“Hp ha aumentato del 10 per cento i propri investimenti in ricerca e sviluppo per restare leader nell’innovazione tecnologica. E questa posizione di avanguardia, ci consente di focalizzarci sui quattro pillar da tempo definiti per il new style of It: cloud, mobility, big data, security”.
Un new style of It che è anche new style of business, perché, come ricorda Delgrosso, “il business tradizionale è e resta importante, ma i nuovi trend vanno seguiti. E per seguirli ci vogliono conoscenze e competenze”.
È un’accelerazione, quella che chiede Hp ai suoi partner: “Lo ha detto la stessa Meg – prosegue Delgrosso -. Questo è l’anno dell’accelerate e anche la prossima separazione sarà un modo per accelerare”.
Intanto, in Italia, sono state identificate alcune aree focus sulle quali si stanno sviluppando progetti concreti. Ed è Stefano Venturi che le illustra alla platea.
Si parte con l’education. “Ci stiamo focalizzando su un progetto dedicato all’Education nel XXI secolo. Non parliamo di dispositivi in classe, ma di didattica, di condivisione, di evoluzione del concetto di classe. Abbiamo creato un advisory board, al quale hanno preso parte tra gli altri Francesco Profumo, Enrico Giovannini ed Esko Aho, già Primo Ministro della Finlandia e Senior Fellow alla Harvard University, con fortissime competenze in questo ambito”. Dall’Advisory Board è nato un progetto attualmente nelle sue prime fasi di implementazione. [L’educazione per il 21° secolo]
Un ulteriore focus è stato dedicato alla rivoluzione che sta per avvenire nel sistema bancario, seguendo lo stesso schema: advisory board e progetto concreto. [HP The Connected Banking Report 2015_ITA]
Si passa poi al mondo sanitario: “Qui la tecnologia può dare un contribto enorme. Pensiamo agli ospedali L’ospedale può essere considerato come grande fabbrica, assolutamente non automatizzata. C’è un lavoro di trasformazione enorme da fare”.
Infine il mondo del manufacturing. “Noi parliamo di manufacturing 4.0 e non pensiamo solo al contributo che possono dare stampa 3D e addictive manufacturing, bensì alle modalità di raccolta e gestione dei dati da tutti i sensori presenti in fabbrica”. L’ottica, naturalmente, è quella dell’IoT e l’attenzione è anche incentrata sull’efficienza energetica, perché “con il traffico che entro il 2020 sarà generato dell’Internet delle cose, con le attuali tecnologie non avremo energia sufficiente per sostenerne il carico. Per questo, oltre che sullo sviluppo di sistemi ad altissima efficienza, la nostra attenzione si sposta verso il concetto di metadati”.