Per 131 anni società simbolo della fotografia e del cinema, ha dichiarato bancarotta, chiedendo le protezioni previste della normativa fallimentare Usa per evitare la chiusura. Dopo Agfa e Polaroid, l’incapacità di gestire in modo adeguato il passaggio al digitale fa un’altra vittima illustre.
Ne avevamo parlato nei giorni scorsi e oggi arriva
la conferma: Kodak ha dichiarato
la bancarotta chiedendo per sé le protezioni previste nel capitolo 11 (“Chapter
11“) della normativa fallimentare statunitense. La domanda è stata
presentata da Eastman Kodak Company e da tutte le sue società controllate negli
States dinanzi alla corte distrettuale del Southern District di New York. Negli altri Paesi le filiali dell’azienda continuaranno regolarmente a
onorare i propri impegni nei confronti di fornitori e clienti.A riguardo,
Philip Cullimore, Managing Director Europe di Kodak ha dichiarato: “La
decisione presa dalla casa madre negli USA di ricorrere al Chapter 11 per la
riorganizzazione volontaria delle società americane, non riguarda il nostro
business europeo. In
Europa, abbiamo assistito a uno spostamento sempre maggiore verso le
applicazioni imaging rivolte al mercato Business
to Business. Queste applicazioni, nel Vecchio Continente, sono caratterizzate da una
significativa presenza nel comparto della stampa e stanno mostrando
significative e rapide crescite”.
Kodak ha per ora ottenuto 950 milioni di dollari
tramite un finanziamento concesso da Citigroup: la liquidità a disposizione
dell’azienda viene considerata sufficiente per continuare a lavorare durante il
regime di “Chapter 11” in modo da continuare a offrire
prodotti e servizi alla clientela e di pagare gli stipendi dei dipendenti.
Il CEO di Kodak, Antonio Perez, ha affermato che la
richiesta del “Chapter 11” è stata valutata dall’intero
consiglio d’amministrazione come un passaggio indispensabile, “la mossa
giusta per il futuro dell’azienda“.
La società, che vanta una storia lunghissima (fu
fondata ben 131 anni fa), si trova oggi a vivere un periodo estremamente
critico. “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto” era
lo slogan col quale George Eastman, fondatore della Kodak, promosse nel 1888 la
prima fotocamera concepita per essere utilizzata anche dai non professionisti.
Kodak, che negli Stati Uniti deteneva oltre il 90%
del mercato dei rullini fotografici tradizionali, ha visto scemare rapidamente
il suo dominio con l’introduzione delle prime macchine fotografiche digitali,
prodotto che i tecnici della stessa Kodak inventarono nel 1975. Dopo Agfa e
Polaroid, l’incapacità di affrontare in modo adeguato il passaggio al digitale
ha fatto così un’altra vittima illustre.
O onor del vero, Kodak ha tentato di mantenersi
viva anche nell’era digitale (al CES 2012, la società ha presentato due fotocamere
commercializzate a un prezzo inferiore ai 200 dollari) spostando il suo
business anche sulle stampanti inkjet. Di recente, però, per poter sopravvivere,
ha dovuto mettere sul piatto anche i suoi 1.100 brevetti legati proprio alle
tecnologie digitali.
A questo indirizzo, Kodak ha pubblicato una
presentazione interattiva in formato Adobe Flash (è necessario attendere
qualche minuto il caricamento) che riassume la sua storia, dalla fondazione
sino ai giorni nostri. E scorrendolo riesce difficile credere che un’azienda
che ha dato tanto al mondo della fotografia e del cinema rischi oggi la
chiusura.