Multidevice e sempre più orientato al food & grocery, segmento che, nei prossimi anni, rappresenterà la fetta più promettente dell’intero mercato: così appare l’ecommerce in Italia che, puntualmente registrato da Netcomm, nel 2016 ha raggiunto quota 20,7 milioni di utenti riportando una crescita del 10 per cento in più rispetto al 2015.
Bene anche il valore del transato che, prossimo ai 20 miliardi di euro, ha segnato un aumento del 18 per cento rispetto all’esercizio precedente, mentre il giro d’affari generato ha beneficiato di una frequenza negli acquisti online in rapida crescita.
Negli ultimi dodici mesi da poco tempo alle nostre spalle, gli italiani che hanno effettuato almeno un acquisto online al mese sono, infatti, aumentati del 25 per cento, per una quota prossima ai 16 milioni di individui.
Nuovi settori in crescita
E se nel quadro evidenziato da Roberto Liscia, confermato lo scorso febbraio alla presidenza del Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, il turismo, «che in Italia fino a poco tempo fa rappresentava più del 50 per cento» è sceso a quota 44 per cento, «a crescere in maniera significativa sono state l’informatica e, a sorpresa, l’abbigliamento ormai arrivato a pesare per il 10 per cento, mentre arredamento e food & grocery hanno rappresentato la vera novità, non solo di quest’anno».
Stando alle previsioni, proprio l’ambito food che, al momento, cuba solo il 3 per cento, «arriverà nei prossimi dieci anni a ritagliarsi, a livello globale, la fetta più grossa del commercio elettronico platenario».
L’Italia cresce ma non abbastanza
Ciò detto, ammontano a tre le differenze sostanziali che differenziano l’Italia dal resto d’Europa. La prima evidenziata da Liscia è rappresentata dal gap registrato tra chi, da noi, naviga online, e sono circa in tutto 31 milioni di persone, e gli eshopper reali, che abbiamo scritto ammontare a quasi 21 milioni, per una differenza di dieci milioni di individui che vanno sul web ma non effettuano alcun acquisto.
A questo primo gap se ne aggiunge un secondo rappresentato dagli italiani che su Internet non approdano in alcun modo cui si somma un terzo, e ultimo, elemento secondo cui i nostri quasi 21 milioni di eshopper acquistano per un valore inferiore del 50 per cento rispetto al resto d’Europa.
«Numeri alla mano – è l’ulteriore precisazione di Liscia – è, però, altrettanto vero che il mercato dell’ecommerce italiano è cresciuto del 37 per cento in tre anni e che, nello stesso lasso di tempo, il numero degli acquirenti online è aumentato “solo” del 26 per cento, a significare che chi acquista lo fa con un numero di transazioni più alto e per un valore più elevato».
Le previsioni per il 2017
Da qui l’ipotesi di un mercato del commercio elettronico che, in Italia, alla fine del 2017, dovrebbe crescere del 19 per cento e raggiungere quota 23 miliardi di euro: «Molto e bene, ma non abbastanza» secondo Liscia.
Come già accennato, i settori che giocheranno un ruolo di primo piano si confermano il food e il fashion: «Pur in ritardo rispetto a Francia e Inghilterra, il primo si sta muovendo per recuperare terreno da una posizione più avanzata nell’apprezzare la consegna a domicilio dei prodotti “ready to eat”. Messi da parte i timori di ridurre il valore delle proprietà immobiliari o lo store traffic dei propri punti vendita – come confermato dal presidente di Netcomm – tutti i maggiori distributori dell’alimentare hanno in pancia un progetto di ecommerce. A sua volta, il fashion risente positivamente dall’essere stato il primo settore a creare un concetto di multicanalità utile a fondere tra loro l’universo online con quello offline».
Mobile, mobile, mobile
Infine, in un quadro dove i servizi di logistica si confermano la sfida principale per il successo dell’ecommerce anche nel nostro Paese, a essere messo in evidenza da Netcomm è il trend secondo cui i dispositivi mobili stanno guadagnando rapidamente terreno. Tanto che se il pc si conferma lo strumento prediletto dagli eshopper, ma con una crescita del 14 per cento, tutto sommato ridotta rispetto al 2015, ammontano ormai a quota 26 per cento degli acquisti online effettuati nel nostro Paese da tablet o smartphone, con una impennata dell’80 per cento rispetto all’esercizio precedente.
Non solo.
Per Liscia: «Il 5,6 per cento della popolazione che acquista via web, via tablet e via smartphone corrisponde a un milione di individui che si muovono sul mercato dell’ecommerce e lo fanno da first mover generando un fatturato da due a tre volte superiore rispetto al resto del mercato, in categorie merceologiche differenti, sia in modalità online, sia offline».
Perché il futuro di quest’ultimo «non è di regredire nei confronti dell’online ma di sviluppare esperienze digitali per i consumatori di oggi».
Chiude il quadro la conferma del ruolo di Netcomm quale “advisor” in prima linea per armonizzare sul tema del digitale, anche un tavolo con Ecommerce Europe, Associazione Europea del Commercio Elettronico cofondata da Netcomm, per aiutare le aziende italiane a superare lo scoglio delle vendite cross-country «che – come ricorda Liscia – non è nella lingua ma nelle regole normative».
Un esempio su tutti?
«Per ogni Paese in cui un operatore ecommerce vuole entrare, esiste un costo di 8mila euro per mettersi in regola con le norme di ogni singola nazione. Una spesa moltiplicata per mercati di interesse e prossimità, semplicemente non prospettabile per le Pmi di casa nostra».