Un anno fa, per la precisione il 19 gennaio 2016, era stato lo stesso Ceo, Chuck Robbins, ad annunciare alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi un piano di investimenti triennale di 100 milioni di dollari destinato al nostro Paese.
“Il progetto era chiaro – racconta oggi l’amministratore delegato di Cisco Italia Agostino Santoni –. Non era nostra intenzione dar vita, ad esempio, a un innovation center o una struttura ex novo: ci interessava e ci interessa di più fare investimenti mirati in quelle aree dove crediamo che vi sia maggiore bisogno, sui temi e sui punti strategici per la crescita del Paese”.
Fin dall’inizio Cisco aveva dichiarato apertamente che education e startup sarebbero stati i mondi di suo interesse (Non a caso già nel marzo dello scorso anno la società aveva cominciato a investire nel Fondo Italia Venture I di Invitalia – ndr) e che cybersecurity e industria 4.0 sarebbero state le tematiche focus verso le quali indirizzare i propri sforzi.
“Ci interessa avere un ruolo nell’area della cybersecurity”, racconta ancora Santoni, che pochi giorni fa ha annunciato la partnership di Cisco Italia in FilieraSicura, il progetto triennale del CINI per mettere in sicurezza la filiera industriale italiana e le nostre infrastrutture critiche.
“La nostra azienda ha fatto della cybersecurity un’area di investimento straordinario, parliamo di oltre 4 miliardi di dollari di spesa, per rilevare asset strategici come quelli di Sourcefire”.
L’obiettivo è creare massa critica, coprire il tema della cybersecurity con un approccio end-to-end.
Le azioni concrete, tra Cisco Network Academy e CINI
“Concretamente abbiamo ad esempio reso disponibile in italiano il corso base di cybersecurity agli studenti delle scuole superiori e universitari italiani attraverso la nostra Network Academy”.
L’offerta di corsi agli studenti, sviluppata in collaborazione con il Miur, si articola in quattro moduli chiave: reti, cybersecurity, Industria 4.0, Smart Grid.
In collaborazione con Arduino, ad esempio, sono stati resi disponibili alle scuole superiori kit Arduino in combinazione con il corso su Industria 4.0.
E che la cosa non sia semplicemente un impegno sulla carta si vede dai numeri: nell’arco di un anno, da gennaio dello scorso anno ad adesso sono oltre 33.000 gli studenti formati attraverso la Network Academy. Il tutto, va precisato, a titolo gratuito.
Alle startup guarda invece la Security Challenge, organizzata in collaborazione con Luiss Enlabs, LVenture, Infocert e NTT Data: qui si tratta di sviluppare e accelerare lo sviluppo di startup ad alto potenziale proprio nell’area della sicurezza.
“Guardiamo a giovani nella fascia di età tra i 18 e i 23 anni. Il capitale umano, in Italia, è molto qualificato. Noi continuiamo a fare scouting. Guardiamo alle opportunità di acquisizione e guardiamo anche alla possibilità di supportare il go to market di queste imprese, che hanno sì forti competenze tecnologiche, ma mancano di competenza di impresa”.
Dall’ethical hacking a Industria 4.0
E poi c’è, per l’appunto, la collaborazione con il CINI.
“La volontà è quella di essere lì, nello strato sovrastante qualunque filiera. La volontà è quella di creare una piattaforma per la sicurezza, in collaborazione con l’industria e la Pubblica Amministrazione. Vogliamo dare il nostro contributo: in fondo siamo il più grande ethical hacker al mondo”.
Non è un caso che in Talos, il gruppo che si occupa di threat intelligence all’interno dell’organizzazione Cisco, vi sia un team dedicato al nostro Paese.
“Del resto, le aziende che hanno la possibilità di eccellere nella cybersecurity sono quelle che hanno competenza di reti, perché è dalle reti che passa tutto. Le reti sono gli aggregatori di dati, sensori, punti di accesso e la sicurezza deve essere una piattaforma coesa”, prosegue Santoni ricordando come l’offerta di Cisco su questo fronte sia particolarmente moderna ed efficace.
La società ha identificato nel manifatturiero e nell’agroalimentare i due segmenti nei quali vuole portare principalmente il proprio contributo: “Abbiamo selezionato dieci aziende di diverse dimensioni, dalle piccole alle medie, fino a quelle di dimensioni molto grandi, identificando un percorso di investimento in ottica Industria 4.0. L’idea è farne delle best practice , replicabili poi in altre realtà dello stesso ambito”, chiosa Santoni, che non manca di esprimere la propria soddisfazione per il fatto che nel piano di Calenda, e di conseguenza negli obiettivi di Mise e Confindustria, la sicurezza abbia un proprio ruolo per lo sviluppo di Industria 4.0 nel nostro Paese.