Software Defined Network: la nuova via al datacenter

Ivan Renesto, Enterprise Solutions Marketing Manager in Dell Italia, analizza gli scenari per i nuovi datacenter in un mondo data-driven.

A mano a mano che l’era del cloud prende forma, cambia il ruolo della tecnologia. Il crescente numero di applicazioni, i sempre più pressanti requisiti di connettività e l’integrazione di piattaforme cloud stanno modificando il modello IT, un modello in cui la tecnologia assume un ruolo sempre più importante nella fornitura di prodotti e servizi.
”Il data center oggi rappresenta la fabbrica dell’era dell’informazione. E, proprio come in un impianto produttivo, la sua efficienza risiede nella sua capacità di adattarsi e scalare in base alle mutevoli esigenze del business, operando nel modo più efficace possibile”, spiega Ivan Renesto Enterprise Solutions Marketing Manager, in Dell Italia.
Siamo dunque in una fase di profonda trasformazione e non è certo un caso che gli esperti puntino sul Software-Defined Network (SDN) quale prossimo passo nell’evoluzione del data center.
Il trend è definito, tanto che già ora IDC ritiene che per questo mercato il valore complessivo possa arrivare nell’arco dei prossimi due anni a toccare i 3,7 miliardi di dollari, 10 volte tanto il valore registrato lo scorso anno, quando si attestava a 360 milioni.
”Si incrementa la domanda sull’infrastruttura di rete: siamo in un mondo data-driven e le piattaforme di rete legacy non sono state progettate per uno scenario in cui c’è bisogno di disporre di informazioni in tempo reale” sottolinea ancora Renesto, convinto che l’approccio software defined offra un enorme potenziale per favorire la fornitura di servizi IT di prossima generazione, anche se la tecnologia è ancora agli albori.


L’approccio corretto

Ma qual è l’approccio corretto per una implementazione Software Defined?

”Si parte da tre metodologie di approccio”
, spiega Renesto –. OpenFlow, la virtualizzazione hypervisor based, il framework programmabile.
Nel primo caso, si tratta di implementare lo standard OpenFlow, nato dall’Open Networking Foundation, che offre un protocollo di comunicazione sicuro che permette la programmazione da remoto delle funzionalità data plane negli switch.
Nel secondo caso, si fa invece riferimento all’approccio perseguito da realtà come VMware e Microsoft, partendo da un modello di virtualizzazione della rete hypervisor-based NVO (network virtualisation overlay).
”In questo caso – spiega Renesto – l’introduzione di switch virtuali permette all’azienda di gestire molteplici reti virtuali in un’unica rete fisica, mentre ogni rete virtuale mantiene le caratteristiche di un funzionamento su rete fisica”.
Nel caso del framework programmabile, infine, i singoli switch mantengono le loro funzionalità control plane e attraverso un’Application Programming Interface (API) permettono di controllare le funzionalità data plane locali dello switch.
”Sono tutti metodi validi – precisa ancora – : bisogna tener presente che la migrazione avverrà per fasi e dovrà convivere con altre tecnologie per un determinato periodo di tempo, rendendo dunque indispensabile l’interoperabilità”.


Questione di metodo

”Software Defined Network non è, di per sé, la risposta a tutti i mali – precisa Renesto -. Il vero obiettivo è ottenere un software defined data center integrato che incorpora networking, server e storage.
E per questo l’importante è – anche – non avere fretta: il valore del SDN è nella gestione dei workload e nel determinare quali operano meglio su quali dispositivi di rete.
”Con una rivalutazione e ottimizzazione dei carichi di lavoro tramite l’adozione del SDN è possibile spostare in modo significativo la catena del valore per massimizzare il potenziale del data center”.


L’impatto sull’hardware

L’elemento finale da considerare con l’SDN è l’impatto a lungo termine che avrà sui costi hardware.
”Al momento più che sulla riduzione della domanda dei processi sull’hardware di rete, si lavora per trasformare l’agilità della programmabilità della rete. Tuttavia, a mano a mano che l’infrastruttura software-defined diviene prevalente in azienda, l’enfasi sui vendor affinché l’hardware diventi più conveniente aumenterà, soprattutto se i clienti hanno adottato un approccio aperto piuttosto che basato su un unico vendor o su soluzioni chiuse”.


Tre considerazioni finali

Ci sono dunque tre elementi chiave, che, nella visione di Renesto, andrebbero sempre considerati:
le soluzioni ideali dovrebbero offrire un percorso semplice ma evolutivo, per passare progressivamente dalle attuali tecnologie di rete legacy verso il SDN; questo significa che l’approccio dovrebbe offrire la flessibilità necessaria per scegliere le tecnologie SDN e integrarle in modo graduale, eliminando costosi upgrade e complesse integrazioni dando invece vita a un ambiente ibrido; è fondamentale che il SDN possa essere attivato una porta per volta in modo controllato e monitorato;
i prodotti dovrebbero offrire interoperabilità perché basati su standard aperti e i vendor dovrebbero prendere parte a gruppi quali ONF e Object Management Group (OMG) e siglare accordi con aziende NVO come Microsoft e VMware;
SDN è un passo nel percorso verso il software-defined data center; affidatevi a partner di fiducia che possano fornire supporto strategico su implementazioni immediate di SDN, così come su strategie data center di lungo periodo.

1 COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome