L’Agcom ha dato il via alla consultazione relativa al quadro di regole entro cui il Ministero per lo Sviluppo Economido metterà a bando le frequenze necessarie al 5G.
Da qui in poi l’Authority avrà tempo fino al 30 aprile per scrivere le regole che costituiranno l’ossatura del bando che il ministero dovrà varare entro il 30 settembre.
Iliad, Wind e Fastweb contro TIm e Vodafone
Il bando riguarderà i diritti d’uso delle frequenze (700 Mhz, che andranno liberate entro il 2022 dai broadcaster, e le bande pioniere 3.6-3.8 Ghz e 26.5-27.5 Ghz). La previsione è che lo Stato incassi circa 2,5 miliardi di euro.
Al bando dovrebbe partecipare anche la new entry Iliad che con Fastweb e Wind avrebbe fatto pressione sull’Agcom relativamente alla ai 200 MHz in banda 3.6-3.8 GHz, che saranno disponibili da subito diversamente dai 700 MHz, che saranno invece liberati dai broadcaster soltanto nel 2022.
La richiesta dei tre operatori è che l’Authority preveda blocchi più piccoli di frequenze (20 MHz) invece di due blocchi da 100 che potrebbero essere appannaggio solo di Tim e Vodafone.
Sempre da parte dei tre operatori è arrivata anche la richiesta di fissare un tetto massimo di 60 MHz in banda 3.6-3.8 Ghz (le più indicate per la copertura delle microcelle), per favorire la concorrenza. Open Fiber dovrebbe partecipare all’asta ma non per tutte le frequenze.
L’interesse sarebbe infatti limitato all banda 26.5-27.5 GHz utile per l’ultimo miglio al posto della fibra.
In attesa del bando gli operatori sono già partiti con le sperimentazioni. Tim sta lavorando a San Marino e Torino con Ericsson e Politecnico, Fastweb con Ericsson a Roma, Linkem a Catania e i cinesi di Zte che hanno inaugurato il loro centro di ricerca sul 5G a L’Aquila.
Anche il Mise ha varato una serie di sperimentazioni con Vodafone a Milano, Tim, Fastweb e Huawei a Bari e Matera, Wind Tre e Open Fiber a L’Aquila e Prato.
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