Che cosa è successo all’Internet of Things Narrow Band, anche detta NB-IoT? Un anno fa fioccavano gli annunci e le collaborazioni sulla tecnologia che gli operatori di telecomunicazioni portavano avanti come soluzione ideale per la connettività di molte delle reti in stile Internet of Things. Oggi la tecnologia è certo ancora spinta da molte importante realtà in ambito telco ma le implementazioni sono meno di quelle annunciate e procedono con una relativa difficoltà. Problemi di NarrowBand-IoT in quanto tale o troppe aspettative del mercato? In parte, entrambe le cose.
NB-IoT è sulla bocca degli operatori mobili e dei loro fornitori tecnologici già da tempo. Non dimentichiamo che l’IoT è tra le altre cose anche un campo di scontro tra le aziende che vengono dal mondo essenzialmente IT e che spingono le tecnologie di connettività che conoscono meglio, specie i derivati del Wi-Fi e comunque quelle che operano in bande non licenziate, e quelle che vengono dal mondo telecomunicazioni mobili e spingono quello che hanno già in casa, ossia tutto ciò che ricade nel grande ombrello di 4G/5G/LTE.
In questo scontro NB-IoT aveva un po’ assunto il ruolo di tecnologia cellulare che mette tutti d’accordo. Abbastanza semplice da implementare per gli operatori mobili, già sperimentata da molti fornitori di nome, con diversi progetti concreti alle spalle e semplice da capire per le aziende.
D’altronde di tecnologie cosiddette LPWA (low power wide area, bassa potenza e ampia copertura) non ce n’erano poi molte: il cellulare classico ha sin troppa banda e consumi e costi elevati, le alternative in banda non licenziata sono proprietarie e nelle bande “aperte” c’è il rischio dell’interferenza. Così per tutti il 2017 di NB-IoT doveva iniziare con il vento in poppa e reti commerciali già disponibili. Invece no.
Standard sì, standard no
Uno dei problemi di NB-IoT è che la sua standardizzazione ufficiale è andata per le lunghe. Lo standard è stato ratificato a metà 2016 e in quell’occasione il consorzio 3GPP ha indicato che c’erano voluti “solo” nove mesi di studio. Poco magari per uno standard ma tanto in questa fase del mercato.
Questo rallentamento ha favorito le tecnologie concorrenti perché alcuni operatori non hanno voluto legarsi a una specifica, certo supportata da molti attori del mercato ma non in dirittura d’arrivo. Così anche chi aveva guardato in maniera preferenziale a NB-IoT ha comunque iniziato a testare altre soluzioni. E in alcuni casi le ha preferite o sta tenendo in piedi progetti paralleli.
Alcuni operatori di telecomunicazioni o in generale di servizi di connettività hanno poi scoperto sulla propria pelle che il grande entusiasmo del 2016 riguardo alla teoria di NB-IoT non è stato seguito da una pratica allo stesso livello.
In parte la questione è ancora legata alla standardizzazione ritardata rispetto alle aspettative: i prodotti hardware e le piattaforme software sono comunque (inevitabilmente) arrivati sul mercato e sono stati già implementati nei primi progetti, ma ora gli aggiornamenti allo standard e la convivenza tra sistemi di fornitori diversi richiedono interventi che non sono banali ed economici come si pensava. E anche procurarsi tutti i componenti necessari a implementazioni di larga scala non è così scontato come sembrava.
Avanti, ma (più) piano
Chi sta andando avanti su NB-IoT, quindi? Tra gli operatori internazionali, quelli che ci hanno sempre creduto sin dall’inizio: Deutsche Telekom e Vodafone. DT ha dichiarato di voler lanciare i servizi commerciali NB-IoT nel secondo trimestre di quest’anno in Germania e di puntare entro fine 2017 al debutto in Olanda. Restano poi le reti pilota già installate in Austria, Croazia, Grecia, Polonia, Slovacchia e Ungheria e il piano di aggiornamento di tutte le base station in Europa. Vodafone aveva piani ambiziosi ma per ora ha completato solo una prima rete in Spagna (a Madrid e Valencia, poi Barcellona, Bilbao, Malaga e Siviglia) mentre quelle che dovevano essere già attive in Germania, Olanda e Irlanda sono state rimandate all’estate.
Altri operatori (Telefonica, KPN e Orange, per citarne alcuni) che avevano dato il loro sostegno anche a NB-IoT hanno deciso di seguire anche strade alternative e stanno portando avanti le sperimentazioni sia con questa tecnologia sia con altre non cellulari come LoRa o la francese Sigfox. Non è una scelta di campo ma probabilmente una pausa di riflessione, tenendo sempre presente che il mondo IoT lascerà comunque spazio a varie tecnologie alternative.