Emma Marcegaglia, intervenuta all’assemblea dell’associazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, intravede a giugno timidi segnali di miglioramento. Ma la ripresa è lontana
Sono segni di lieve miglioramento, non di chiara ripresa, quelli che si sono notati all’inizio di giugno. È quanto tiene a sottolineare la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenuta ieri a Milano presso la sede di Assolombarda in occasione dell’Assemblea annuale dell’ANIE, la federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche.
Speranze per il futuro immediato? Certo, anche se in questi casi il realismo è d’obbligo: «La crisi è globale, mondiale, la peggiore del dopoguerra – ha dichiarato la presidente di Confindustria. – Nel caso in cui questi segnali di miglioramento non vengano confermati nei prossimi mesi, c’è il rischio reale che una parte del tessuto produttivo del Paese possa venire meno, con un gravissimo danno per l’economia generale e per le diverse filiere industriali che costituiscono il sistema manifatturiero italiano».
Un segnale d’allarme dunque, seguito da un chiaro appello al governo: «C’è bisogno di decisioni concrete, forti, chiare, che aiutino le imprese a superare il momento finché non ci sarà un ritorno deciso della domanda globale».
A margine dell’Assemblea non è mancato un commento sui dati del Pil comunicati dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi: «Chiaramente siamo di fronte a un anno complicatissimo – ha puntualizzato Marcegaglia -. Il -5% si basa sulla previsione di un qualche miglioramento nella seconda parte dell’anno, perché altrimenti il dato potrebbe essere anche peggiore».
Quanto sottolineato dal presidente di Confindustria ha trovato un riscontro diretto negli interventi di Guidalberto Guidi, presidente di Confindustria Anie (l’ssociazione dell’industria elettrotecnica e elettronica italiana), del viceministro per le Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, e del sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e Trasporti, Mario Mantovani, che ha colto l’occasione per sottolineare gli sforzi del governo per fronteggiare il momento di emergenza.
Un comparto in difficoltà
I segni di sofferenza del comparto elettronico ed elettrotecnico italiano, già resi noti nella recente presentazione congiunta di Anie e Assodel il 12 giugno scorso, sono stati ribaditi in occasione dell’Assemblea generale dell’Anie. L’industria elettrotecnica ed elettronica italiana ha chiuso il 2008 con un fatturato aggregato pari a 62 miliardi di euro, 26 dei quali provenienti dall’export.
Le tendenze recessive del 2008 sono andate accentuandosi toccando il loro apice all’inizio del 2009: nel primo quadrimestre dell’anno in corso il settore ha conosciuto una flessione dei livelli di produzione industriale (-10,6% per l’elettronica e -30,4% per l’elettrotecnica), del fatturato totale (-9,3% per l’elettronica e -28,8% per l’elettrotecnica) e del portafoglio ordini (-25,6% per l’elettronica e -29,7% per l’elettrotecnica). Le esportazioni, vero motore dello sviluppo degli anni scorsi, hanno subito un arretramento importante nel 2008 a causa del blocco di consumi e investimenti e non sembrano esserci segni confortanti per l’anno in corso. Un lieve recupero dell’economia è atteso infatti non prima del 2010.
Al momento le imprese dell’elettrotecnica e dell’elettronica cercano di prepararsi alla ripresa incrementando gli investimenti in R&S, così come già avviato nel 2008: 2,3 miliardi di euro investiti lo scorso anno, che corrispondono al 3,8% del fatturato medio e in crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente.
Le proposte di Confindustria Anie
Come fronteggiare quindi un momento di così difficile congiuntura? Un deciso rilancio della domanda interna, insoddisfacente da almeno 10 anni, è la condizione prima per superare la crisi. Anie, per voce del suo presidente, ritiene che sia imperativo e improrogabile lo sviluppo del sistema infrastrutturale italiano attraverso una precisa strategia di investimenti, visto che «il ritardo accumulato nell’ammodernamento della dotazione infrastrutturale ha penalizzato l’industria elettrotecnica ed elettronica italiana, contribuendo a causare una perdita di fatturato quantificabile in 14 miliardi di euro negli ultimi 10 anni».
Il piano degli interventi pubblici dovrebbe riguardare principalmente la componente tecnologica dell’offerta (dalla generazione alla trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, dai trasporti alle comunicazioni, all’edilizia residenziale e terziaria) con ricadute sulla produttività e sullo sviluppo dell’economia nazionale. «L’ampliamento della dotazione infrastrutturale accompagnerebbe lo sviluppo industriale nel suo complesso, accrescendo la produttività e la redditività delle imprese, facilitando gli scambi commerciali, migliorando l’attrattività del sistema territoriale e, soprattutto, garantirebbe la tenuta degli attuali livelli occupazionali», ha sottolineato Guidalberto Guidi.
Un ulteriore aspetto critico dal presidente di Anie, che trova un diretto riscontro in quanto sostenuto dalla presidente di Confindustria, è costituito dal rallentamento del ritmo di crescita del debito bancario nei confronti delle imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni. Causa principale di ciò, oltre alla riduzione della domanda, sono le restrizioni dell’offerta di credito. «Per questo motivo – ha concluso Guidi – un’ulteriore istanza Anie si concretizza nella richiesta rivolta agli istituti bancari di mantenere l’erogazione del credito alle imprese».