Lo storage è un percorso quotidiano

Stato dell’arte, visioni e testimonianze su un elemento centrale per la gestione e l’innovazione aziendali, dall’Ibm Storage Forum

Aprendo i lavori dell’Ibm Storage Forum di Milano, Giovanni Calvio, Storage platform manager di Ibm, ha ricordato come, sebbene nel primo semestre il mercato mondiale abbia manifestato dei cali rispetto allo scorso anno, il presidio di Ibm sia aumentato in termini di quote. Ciò significa sostanzialmente due cose. Primo: che la strategia di Big Blue in campo storage è ben recepita dal mercato, e il fatto che le ultime operazioni per ampliare la gamma d’offerta (le acquisizioni di Diligent e Xiv) abbiano già portato dei risultati è un’ulteriore conferma. Secondo: che lo storage si inserisce come una tessera ideale nel mosaico tratteggiato dal Ceo della società, Sam Palmisano, quando ha illustrato la strategia Smarter Planet.

L’infrastruttura dinamica al servizio delle aziende, ma anche della società nel suo complesso, che promette di abilitare lo storage così come lo intende Ibm, difatti, è un componente fondamentale di un mondo basato su un’It che tende a una gestione del lavoro più oculata, che beneficia di strumenti di conoscenza affinati e che fa del risparmio energetico una costante.

Maurizio Rizzi, System storage platform advocat di Ibm ha ricordato, di conseguenza, il ruolo centrale delle soluzioni storage per la riduzione dei costi di gestione e per l’incremento dell’efficienza aziendale. Le leve dello storage per ottenere questi due macro obiettivi sono tante: data reduction (ossia razionalizzazione), utilizzo efficientato, archiviazione, content management, governance dei processi, business continuity, sicurezza. Con una sigla, per sintetizzare, si dice Cars: compliance, availability, retention, security. E per tutte queste attività la gamma Ibm ha un componente chiave, integrato con gli altri. Si va dal sistema Xiv Storage System, che con la tecnologia grid e di self tuning di bordo riduce anche del 70% i costi di gestione dei dati, al Ds 8000, che consolida i dati, dal San Volume Controller, che fa leva sulla virtualizzazione, ai Ds 4000 e 5000, per ottimizzare il costo/informazione in ambienti midrange, dai Ts7700 per le operazioni multi-sito agli N Series, per il consolidamento delle strutture di storage networking.

A proposito di networking, Emilio Morgagni, responsabile Dcn di Ibm, ha ricordato il senso del reingresso di Ibm nello spazio del networking, con al momento tre switch (G, S e C-Series) e un router (M-Series), che sta nel mettere a disposizione un portafoglio di servizi collaudati, nella conoscenza tecnologica e nelle competenze relative alla conduzione del data center.

Sergio Resch, System storage platform advocate, concentrandosi sulle soluzioni per la conservazione delle informazioni, ha ricordato come il processo tipico di archiviazione prevede che quelle attive siano solo il 20%. L’80% delle informazioni aziendali, pertanto, può essere archiviato impostando policy che abilitino la continuità operativa nel momento in cui serve usarle. È per questo che è importante affinare le conoscenze nella nuova disciplina della Long term digital preservation, tenendo presente che archiviazione per il business significa conformità, automazione di processo, innovazione, mentre per l’It significa efficienza e produttività. La gestione del ciclo di vita dell’informazione, pertanto, deve allineare i costi di gestione con la frequenza di accesso alle informazioni nel tempo. Tornando alla regola del “20-80”, significa che l’ottimizzazione dei sistemi critici va spostata sul 20% delle informazioni, avendo efficientato e automatizzato il reperimento del restante 80%.

Le soluzioni Ibm per procedere a questa ottimizzazione vanno dal software Tivoli alle appliance N Series. Ciò che conta è che per indirizzare le esigenze di archiviazione bisogna evitare di avere soluzioni ad hoc per ogni tipologia di dato, ma si deve procedere all’integrazione in un’infrastruttura per l’archiviazione, creando un sistema di colloquio fra applicazioni che generano contenuto e repository. Ossia, un sistema di archiviazione digitale. In questo percorso l’attività dell’amministratore di sistema, ha ricordato Giuseppe Clerici, Software group Tivoli technical sales, è centrale, soprattutto per quanto concerne il processo di sicurezza. L’audit degli amministratori di sistema non è più un optional, dato che è provato che l’87% dei disguidi al sistema informativo nasce dagli utenti interni. In questo le soluzioni Tivoli mettono in atto il sistema Puma (Privileged user monitoring and audit), che analizza i log e verifica la tenuta dei dati sensibili, con controllo accessi e credenziali. Un ambito di amministrazione, insomma, in cui si sovraintende ad autenticazione, gestione, creazione e modifiche di utenze di accesso ai dati.

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