Il fattore prezzo non è il primo parametro per combattere la concorrenza. Emerge da una ricerca di Centro Findutria Bocconi
Nel costituire la propria filiera produttiva o, in altre parole, nella scelta dei fornitori e distributori, le imprese italiane sembrano guardare ora soprattutto alla qualità; meno al prezzo e poco alla sostenibilità. L’indicazione è emesa da un recente sondaggio condotto dal Centro Findustria Bocconi, in collaborazione con Centromarca (associazione italiana dell’industria di marca) e Fondazione Ernesto Illy, che ha coinvolto un campione di aziende italiane operanti nei beni di largo consumo, in particolare nelle filiere del caffè, del tessile e della cosmetica.
Lo studio ha evidenziato infatti che il 90% del campione indica l’orientamento alla qualità come rilevante o molto rilevante per il proprio vantaggio competitivo. A seguire gli altri elementi considerati importanti sono innovazione di prodotto (45%), orientamento al cliente (40%) e distintività dell’offerta, mentre il parametro della sostenibilità come valore fondante della strategia d’impresa è considerato poco rilevante da un buon 25% del campione. L’enfasi, insomma, non è più posta dalle imprese sulla competitività dei costi e, dunque, sulla ricerca del miglior prezzo: una tendenza che, secondo i curatori della ricerca, è chiara anche se solo in parte concretamente messa in pratica.
Il ritratto dell’impresa italiana che esce dallo studio è a doppia faccia; da un lato emerge modernità, data dalla convinzione che la qualità e l’innovazione contino molto di più del fattore prezzo nel creare sana e duratura competitività; dall’altro fa capolino l’arretratezza o, quanto meno, la scarsa lungimiranza: si cercano in genere rapporti stabili sia in relazione alla fornitura che alla distribuzione, e nella maggior parte dei casi si è convinti che qualità dei prodotti (60%) e soddisfazione del cliente (70%) dipendano dall’attenta gestione di tali relazioni.
Però si è gelosi del proprio sapere, delle proprie competenze e delle proprie decisioni strategiche, non essendo per nulla inclini alla loro condivisione con i partner. Invece, come ricordano i curatori dello studio, la condivisione dei valori è fondamentale anche nelle relazioni con i vari stakeholder, rendendo tutti gli attori partecipi degli obiettivi. E’ necessario, dunque, che i manager sviluppino una cultura organizzativa capace di incoraggiare tali relazioni, a maggior ragione se l’obiettivo sono qualità e innovazione.