La proliferazione dei dati impone ai Cio strategie di storage unificate per infrastruttura, architettura gestionale e sicurezza
Lo storage ha costituito una delle voci di costo significative del budget It soprattutto in questi ultimi anni, che hanno visto una crescita esponenziale della base dati da gestire. Queste le prime riflessioni di Giuseppe Gorla, responsabile Accenture Technology Consulting per Italia, Grecia, Europa centro-orientale, Russia e Medio Oriente (Igem). «Solo di recente le aziende italiane sono state forzate a ripensare l’efficacia delle voci di spesa di questa area, attraverso progetti di razionalizzazione, virtualizzazione o upgrade delle soluzioni in campo, adottando quindi le moderne tecniche di thin provisioning, data deduplication e storage virtualization, e introducendo un approccio integrato nella gestione del ciclo di vita del dato». In generale, si può dire che nel nostro paese le organizzazioni mettono in campo politiche di conservazione delle informazioni adeguate anche se, appunto, non sempre ottimizzate in termini di gestione unificata del data lifecycle, o non sempre supportate da piattaforme tecnologiche che bilancino le prestazioni con i costi giustificabili da un punto di vista di business. «Troppo spesso – aggiunge Gorla – i costi di gestione dello storage sono visti come puramente tecnologici, senza considerarne il diretto collegamento con il valore delle informazioni da controllare. Ma oggi la crescita di volume della base dati e la sua continua e dinamica amministrazione impongono al Cio nuovi approcci e una ben precisa strategia in termini di infrastruttura, di architettura gestionale e di sicurezza».
Ricordando che le soluzioni tecnologiche innovative in alcuni casi sono in via di maturazione, Gorla sottolinea anche che quando si parla di dati è importante costruire soluzioni che si integrino con quelle preesistenti: ad esempio, per le soluzioni di backup la retro-compatibilità deve essere assicurata. Aggiunge inoltre che la barriera più importante ai cambiamenti resta legata alla complessità di trasformazione e al livello di attenzione dei Cio e dei gruppi di architetti interni all’azienda rispetto a tali tematiche. Di fronte a questa situazione, l’approccio progettuale che Accenture propone permette di partire dalle criticità organizzative, infrastrutturali, di sicurezza e di costo esistenti nella realtà dell’utente, per poi definire un’architettura target e un percorso di implementazione che permetta di bilanciare i saving ottenibili dalla razionalizzazione con il miglioramento del livello di servizio fornito.
Alla ricerca di un piano unitario
Per Emanuela Verzeni, direttore commerciale di Asystel, il tema dello storage e delle sue modalità di amministrazione resta di grande attualità per quest’anno, considerando il continuo aumento dei dati e la necessità delle organizzazioni di avere maggior disponibilità di spazi, con minori costi di gestione. Ma specifica che, a parte la scelta dei prodotti e servizi, quello che interessa di più alle aziende è proprio il progetto: dunque le varie organizzazioni sono alla ricerca di società in grado di eseguire una valutazione complessiva dell’attuale assetto della loro infrastruttura It, compresi apparati e risorse dislocati nelle eventuali sedi periferiche. Poi, in funzione dei sistemi esistenti, desiderano elaborare un piano integrato, non solo per il reparto dello storage, ma anche per quello dei server e della sicurezza in genere. A parte le particolari esigenze dei diversi settori industriali in fatto di storage, da risolvere di volta in volta personalizzando la soluzione per lo specifico utente, Verzeni pone l’accento soprattutto sull’importanza per quest’ultimo di valutare gli skill dell’azienda che con lui collabora per la realizzazione del progetto. «Oggi più che mai le competenze sono necessarie e, soprattutto, devono essere riconosciute. Ed è un discorso che vale non solo nel contesto dello storage: il partner che affianca l’utente deve essere un partner di valore, dotato delle competenze per la soluzione stessa». L’obiettivo chiave, spiega, al di là della scelta finale dei prodotti, deve rimanere la capacità di comprendere la necessità dell’azienda e poi di proporre la soluzione più indicata, da realizzare selezionando in modo mirato l’offerta tecnologica disponibile presso i diversi vendor.
Ci sono poi tecnologie emergenti di cui si discute sempre più spesso al momento di prendere una decisione sull’architettura di storage. «Andiamo verso una tematica ricorrente, e forse un po’ di moda, che è il cloud computing» dice Verzeni, sottolineando di contare molto su questo settore, che rappresenta uno dei business chiave di Asystel e che la società sta spingendo con forza come servizio erogabile dai propri data center.
In crescita outsourcing e cloud computing
«In un contesto economico come quello attuale, al di là della tecnologia, ritengo sia la soluzione che conta, – prosegue Verzeni – cioè il fatto di non dover più gestire l’infrastruttura al proprio interno, demandandola in outsourcing il più possibile». Del resto con maggior frequenza si sta osservando da anni l’esternalizzazione dei servizi e in molti altri campi: dai servizi di stampa, alla gestione del parco client, all’amministrazione della rete, ai vari contratti di manutenzione. Tutti aspetti che, se gestiti direttamente all’interno, richiederebbero parecchie energie e risorse.
Barriere? Sulle resistenze interne da parte del management ad affrontare i nuovi piani di ottimizzazione dello storage, Verzeni ritiene che alla base vi sia fondamentalmente solo un problema economico e di budget ristretto rispetto all’entità dell’investimento che un tale genere di progetti può richiedere. Per il resto, il fatto che, prima di scegliere, le aziende desiderino analizzare tutte le possibilità offerte dai vari brand e vogliano avere la certezza che la soluzione che stanno decidendo di acquistare sia la più corretta e centrata dal punto di vista delle performance è normale e rientra nel gioco della contrattazione. Riuscire a proporre un nuovo progetto di storage non sembra un grosso problema nemmeno da una prospettiva di riorganizzazione interna delle risorse tecnologiche e del personale. Secondo Verzeni, questa mossa non può rappresentare un particolare impedimento, specie in tempi di ristrettezza dei budget, nel momento in cui il reparto It si rende conto che consolidare o accentrare tramite le nuove strategie di storage permette di gestire a costi più bassi una infrastruttura e rende la vita molto più semplice, garantendo comunque la sicurezza e consentendo di utilizzare le risorse liberate, dedicandole ad altri servizi all’interno dell’organizzazione.