L’ufficio marchi e brevetti americano riprende in esame una controversia del 2001 che ha come oggetto i “diritti” sull’uso del protocollo Voice Over IP. I dubbi di Idc.
L’USPTO (U.S. Patent and Trademark Office) ha deciso di riprendere in esame una controversia relativa ad un brevetto del 2001 che riguarda, per ampia parte, il funzionamento alla base della tecnologia VoIP.
La piccola società che detiene il brevetto, C2 Communications Technologies, è una delle aziende nel mirino della Electronic Frontier Foundation (EFF), storica organizzazione con sede negli Stati Uniti che si prefigge di difendere i diritti di libertà di parola in Rete. Difatti, con il progetto “Patent Busting“, EFF si prefigge l’obiettivo di “liberare” il mondo IT dalla minaccia dei brevetti, ritenuti non validi, che possono rappresentare un ostacolo alla diffusione delle più importanti tecnologie.
Nel 2006, C2 dichiarò guerra ai principali fornitori di servizi Internet degli Stati Uniti accusandoli di violazione di brevetto. Secondo quanto dichiarato dal vice presidente esecutivo della società, in quell’occasione tutti gli operatori chiamati in causa effettuarono una transazione versando un importo risarcitorio “una tantum”.
Secondo il legale di EFF, Cindy Cohn, però, simili brevetti possono mettere i bastoni tra le ruote degli sviluppatori intenzionati a mettere a punto nuovi prodotti VoIP. Il brevetto rivendicato da C2 sarebbe insomma, secondo EFF, da considerarsi ormai superato.
“Le liti riguardanti questo brevetto non possono affondare l’industria del VoIP che si è ormai ben sviluppata“, ha osservato Will Stofega – analista di IDC -. “Tuttavia, eventuali nuove azioni legali possono rallentare i progressi sul tema VoIP dal momento che le aziende combatteranno nelle aule giudiziarie piuttosto che fronteggiarsi sul mercato“.