Responsabilità, interazione fra persone, sviluppo della tecnologia fra i temi toccati da Steve Ballmer.
“Qualcuno ha paragonato il discorso di Steve Ballmer di ieri all’università di Washington a quello che fece Bill Gates nel 1995, quando dichiarò che tutta Microsoft sarebbe andata verso Internet. Solo che adesso si parla di cloud“.
Così Will Golding, direttore Business & Marketing Organization, sintetizza il peso del keynote di Ballmer. E aggiunge: “Per dirla con un termine legato al mondo del poker, Microsoft sta facendo un all-in verso il cloud“.
E lo sta facendo tracciandone in primo luogo i pilastri, che concretamente si traducono nelle cinque dimensioni descritte ieri da Ballmer.
1. Il cloud crea opportunità e nel contempo impone responsabilità. E’ una sorta di binomio tra business ed etica, nel quale l’uno (il business) non può e non deve prescindere dall’altra.
2. Le persone imparano e altrettanto fanno le macchine. Gli esempi concreti sono visibili – ha spiegato Golding – nelle evoluzioni dei motori di ricerca alle quali assistiamo tutti i giorni. In sintesi, si tratta di nuove capacità di identificazione e strutturazione di dati e informazioni.
3. Il cloud aumenta l’interazione tra le persone, che possono comunicare a livelli diversi senza abbandonare le piattaforme sulle quali si trovano.
4. Il cloud richiede dispositivi più intelligenti, in grado di riconoscere non solo l’utente, ma anche le diverse modalità con le quali può operare (ambito lavorativo, privato, ludico, professionale), adeguandovisi.
5. Il cloud guida lo sviluppo dei server che guidano lo sviluppo del cloud. “E’ un concetto tautologico, me ne rendo conto – spiega Golding –, che tuttavia ben spiega il momento di passaggio nel quale ci troviamo oggi. Stiamo davvero entrando in una nuova fase, nella quale alle macchine e ai software si richiede di fare molto di più“.
Al di là dei principi fondanti, il peso specifico del discorso di Ballmer sta tutto nel commitment verso il cloud e nell’accelerazione che tutta Microsoft intende darsi in questa nuova wave.Perché è l’intero ecosistema della società che si sta muovendo in questa direzione, a partire dagli sviluppatori.
Il 75% degli sviluppatori che lavorano a Seattle già sono impegnati sul cloud e diventeranno il 90% a breve. “Questo – precisa Golding – non significa che stiamo abbandonando le nostre piattaforme tradizionali e di riferimento, Windows 7 in primis. Anzi. Semmai significa che ora Microsoft lavora con un approccio duale, sia fisico, sia sulla nuvola“.
“L’enfasi – interviene Fabrizio Albergati, direttore gruppo Inmformation Worker – è sulla possibilità di scelta per i nostri clienti, che a seconda della loro struttura e delle loro necessità possono optare per l’on premise, oppure rivolgersi al cloud. Attualmente la maggior parte del nostro fatturato è e resta on premise, ma quotidianamente noi ci confrontiamo con aziende e clienti che guardano al cloud non semplicemente come luogo di destinazione di commodity quali ad esempio l’email, ma come nuovo approccio per le applicazioni business anche critiche“.