Taglio del nastro per il capitolo italiano della community 2.0 dei Cio. Il managing director Alfredo Gatti ambisce a raccogliere un migliaio di manager per affermare il “made in Italy” in Europa.
Ci sono 2.300 Cio in Italia degni di fregiarsi di questo titolo e Cionet Italia, la neonata community 2.0 fortemente voluta da Alfredo Gatti di NextValue sull’onda dell’omonima esperienza europea, ne vuole “arruolare” mille nel giro di un paio d’anni. Giunti “a Marsala” i Cio nazionali sapranno fare l’Italia della tecnologia in diretta con il business che rappresentano, che poi è quello globale. Per il momento sono ancora “a Quarto”, essendo 50, contro i 438 belgi (ma l’iniziativa è nata proprio in terra fiamminga a fine 2005) 368 inglesi, 302 olandesi, 241 spagnoli, 56 francesi, per un totale di 1.465 membri.
L’obiettivo della rete sociale internazionale per i Cio creata da Hendrik Deckers per dar loro modo di scambiare idee e arricchirsi reciprocamente è di arrivare a 2mila iscritti entro fine anno e di raddoppiare il numero per il 2011.
Dalle cifre sul piatto si capisce che Gatti punta a contare un quarto della forza, portando menti e qualità “made in Italy”.
Si entra a far parte di Cionet, infatti, solo su invito e solamente se si è un Cio a capo di una struttura It di almeno 20 persone e/o con 2 milioni di euro di budget, o anche se si è It manager in un organico di almeno 200 persone tecnologiche o a cui vengono destinati 20 milioni di euro per l’It.
Cionet in Italia viene presentata in questi giorni. Ha già un Advisory Board presieduto dal Cio del Gruppo Ferrero, Enzo Bertolini e in cui ci sono manager dalle alte credenziali, come Maurizio Brianza di BTicino, Stefano Catellani di Caprari, Marcello Cordioli di Permasteelisa, Augusto Fedriani di Costa Crociere, Giovanni Hoz dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza, Paolo Magnani di Dhl, Francesco Nicastro di Coesia Group, Luigi Pignatelli di SaraLee, Adriano Riboni di Sanofi Aventis.
Il board fa dunque il “governo” di Cionet Italia, dettando i temi di interesse, orientando le politiche di gruppo su cui i Cio della rete dovranno confrontarsi.
La piattaforma online è a disposizione quotidianamente di tutti gli iscritti per dettare discussioni e chiedere confronti. La formula seguita da Cionet, infatti, è quella della community “a-la-2.0”, con una piattaforma Web di partecipazione moderata (community manager di Cionet Italia è Susanna Bigioni), frammista a momenti prossemici, in cui i partecipanti possono fisicamente mettersi a un tavolo per affrontare tematiche definite.
Una formula che ha convinto Bertolini a diventare “capo gruppo” per l’Italia (è anche, insieme ai Cio di Dhl, Repsol e Kbc nel board internazionale).
E l’internazionalità è l’altro asset convincente per il Cio di Ferrero. Non solo per lui. Il network, secondo Gatti, è unico in Italia perché basato su un database internazionale: i Cio sono subito messi fra pari, con i colleghi di altri paesi, per condividere temi e portare l’esperienza tricolore su un tavolo di confronto europeo.
Come si sostiene Cionet? «Non siamo una onlus», afferma Gatti. Pertanto sono ammessi, come soci “uditori”, soggetti qualificati come business partner, ossia vendor di tecnologia che possono essere presenti solamente con una figura di assoluto rilievo (l’Ad o il direttore di una business unit), e unicamente per partecipare alle discussioni, non per promuovere prodotti o per fare lead generation, e con spirito di continuità, lontano quindi dalla logica di opportunità “mordi e fuggi”. Questi business partner, di fatto, sono gli sponsor di Cionet.
La rete italiana si sta organizzando per tenere, al 30 giugno del prossimo anno, il primo summit. L’approdo alla reunion sarà scandito da quattro tappe, bootcamp, su tematiche specifiche. Nel frattempo, l’intera community continentale si ritroverà a Bruxelles il 17 e 18 febbraio del 2011 all’European Summit.