L’informatica sta digerendo la grande abbuffata del personal computer. Con cloud e smartphone sembra più matura
L’elaborazione digitale dei dati è ben lontana dalla sua massima diffusione, mi sembra, guardando tutte ma proprio tutte le indagini presentate negli ultimi tempi. Il dato più interessante mi sembra la vendita dei chip per server mostrano nuovamente l’impeto della crescita. Nonostante virtualizzazione e cloud ipotizzino un più intenso sfruttamento della potenza dei server, quindi, la richiesta di elaborazione continua a salire. Ma altri fenomeni si precisano.
Verso i PC specializzati?
E’ invece più tranquillo, per non dire boccheggiante, il mercato del personal computer. Come si diceva negli anni ’90 è in fase di rightsizing: è ormai evidente che non era il dispositivo per tutti, a casa e in ufficio, né il mezzo ideale per fruire della Rete. Il software è sempre più on-line e l’hardware tra breve inizierà a differenziarsi per classi di impiego, senza pretendere di usare un unico modello di business per-tutti-o-per-nessuno. Tastiera e software installato in loco stanno tornando ad occupazioni specialistiche e non domestiche.
L’ondata degli Eee-Pc, dispositivi meritevoli di ogni dileggio, è durata ben poco. La terra di mezzo di ciò che -più o meno comodamente- sta sulle ginocchia, dal portatile ai tablet, sta faticosamente cercando un suo equilibrio e i netbook tengono meglio del previsto.
Social phone alla ribalta
I telefonini sono stati fusi col portatile, sforzandosi di farne un vero segmento di mercato alternativo al personal computer. In qualche modo il PC ha cercato di assorbire il telefonino, poi via via identificando un diverso modo d’impiego, come mostra il social networking che spinge i dispositivi tascabili e le interfacce non-PC verso un successo già planetario sempre più ampio. E proprio questi dispositivi, e non il PC, sono i destinatari dei pattern oggi in voga, da Facebook alle varie geolocalizzazioni. Ma si badi bene che la killer application resta la voce.
Tablet ancora non a fuoco
Per quanto riguarda il pad, non sono ancora tra quelli che inneggiano al miracolo. Al momento lo vedo come un ulteriore freno al mercato degli e-book reader, che faticosamente stavano costruendo una loro credibilità. Forse è stato anche un freno al successo e all’accettazione del nuovo iPhone.
Tra l’altro, anche se è facile dirlo in questo momento, non riesco a considerare il problema dell’iPhone 4 del tutto scollegato dalle più complesse capacità produttive che Apple chiede alle fabbriche che lavorano per lei.
Per ora i quasi quattro milioni di iPad venduti per ora non fanno primavera e non identificano un nuovo mercato di riferimento. Vedremo cosa succederà con gli altri tablet, che si annunciano interessanti, in primis i prodotti che Hp tirerà fuori dall’acquisizione di Palm. Per ora resta vero che chi prima aveva una borsa con due dispositivi Apple, adesso ne ha una con tre dispositivi la cui sincronizzazione è difficoltosa e il cui peso totale è aumentato.
Dal tablet-non-ipad ci aspettiamo mirabilie, anche la proposta di un nuovo segmento nel quale aspettiamo i veri competitor, che non si confronteranno con l’iPhone et similia ma piuttosto con la TV e con il libro.
In sintesi, se è ben visibile come l’informatica come fenomeno complessivo sta ulteriormente accelerando, ancora non sappiamo verso che destinazione si stia dirigendo.