“Scrivi una volta, funzionerà ovunque”. Era stato presentato così anni fa il fenomeno “Java”, linguaggio di programmazione che avrebbe dovuto cambiare il mondo. In realtà il mondo non è cambiato, almeno non come i padri di Java avrebbero voluto. Nelle intenzioni un applicazione Java scritta su Mac avrebbe dovuto funzionare nello stesso modo su Windows. Ma Java non è solo un linguaggio di programmazione: così i programmi non girano allo stesso modo su tutte le piattaforme; perché Java è interpretato da una macchina virtuale (su Mac si chiama MRJ ed è arrivata alla versione 2.2) e non tutte le macchine virtuali, che lo devono interpretare, sono scritte allo stesso e non tutte supportano le ultime specifiche dettate da Sun MicroSystem (che di Java è l’inventore). Microsoft provò da subito a bloccare il fenomeno: perse una causa, fu costretta a rimuovere la “Virtual Machine” integrata in Explorer e a rilasciarne un’altra per Windows che garantisse fedeltà al nemico.
La storia di Java su MacOS non è per il momento costellata di grandi successi: qualcosa cominciò a cambiare all’arrivo di Jobs e dei fedeli di NeXT (con Avie Tevanian in testa). Tutte da dimenticare le versioni di MRJ precedenti alla 2. Il colpo fu messo a segno con l’acquisto da parte di Apple del Just In Time Compiler (JIT) sviluppato da Symantec: le prestazioni salirono del 500% (sì proprio così). Adesso i lavori si sono di nuovo un po’ fermati. L’attuale Virtual Machine non supporta ancora Java 2.
Ma ieri Jobs ha annunciato che il gap sarà superato con l’arrivo di MacOS X. Steve, uomo-evento, ha scelto la migliore delle platee per dare l’annuncio: in questi giorni, a San Francisco, si sta infatti svolgendo la JavaOne Conference, una sorta di appuntamento culto per gli sviluppatori Java. Non basta: a un certo punto del key-note di apertura, Jobs ha invitato sul palco proprio Tevanian, che in Apple è il capo dello sviluppo software. Una bella demo di quanto MacOS X sia in grado di supportare Java 2 (potrà anche essere scelto come linguaggio di programmazione per applicazioni native scritte nell’ambiente Cocoa) e soprattutto una demo di WebObjects 5, la nuova versione, completamente scritta in Java, dell’ambiente di sviluppo per Internet che Apple ha strategicamente offerto sul mercato abbassando il prezzo dai precedenti 50mila dollari agli attuali 699.
Con iMac e iBook Jobs ha conquistato la fascia consumer che Apple aveva sempre trascurato, con i PowerMac G3 e G4 e i nuovi PowerBook ha conservato la schiera di fedelissimi: Java, WebObjects e MacOS X saranno gli assi nella manica per entrare davvero nel mercato dei grandi clienti.
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