Di fronte alle critiche di alcuni enti ambientalisti per l’uso di elementi tossici per la produzione dei suoi apparecchi e per il non aver predisposto un’efficace linea di riciclo dei prodotti più datati, Apple ha recentemente preso una posizione pubblica rendendo disponibile una lettera aperta di Steve Jobs.
Come ben spiegato nell’introduzione della lettera, il cambiamento della politica di Apple riguarda più la comunicazione che l’effettivo impegno ecologista, poiché una ricerca interna ha dimostrato che l’attenzione industriale di Apple al problema delle materie inquinanti è già più marcata rispetto a quella di altri diretti concorrenti ed è in linea (o sta per diventarlo) con gli standard più avanzati attualmente proposti.
Steve Jobs ha perciò deciso di uscire dal riserbo che ha sempre protetto le politiche ambientaliste di Apple e ha deciso di rendere pubbliche le modalità operative attualmente adottate in tal senso, nonché quelle che l’azienda si prepara ad adottare nel prossimo futuro.
La lettera aperta prende dapprima in esame le sostanze dannose per l’ambiente e ne sottolinea l’uso che ne fa Apple: da una lettura comparata delle sostanze impiegate da Apple e da quelle utilizzate da altre aziende (nella lettera vengono citate Dell, Gateway, HP e Lenovo), nonché delle leggi pro-ambiente (anche quelle emanate dall’Unione Europea, che sono generalmente le più restrittive), risulta che non solo Apple rilascia meno sostanze inquinanti delle aziende concorrenti, ma anche che è l’azienda più vicina a rispettare alla lettera gli standard ambientalisti più vincolanti.
Anche per ciò che riguarda il recupero e il riciclo dei vecchi apparecchi, Apple può vantare politiche di tutto rispetto: il programma di riciclo è presente nei Paesi in chi le vendite di Mac e di iPod rappresentano l’82% del totale. Anche nel caso del riciclo, l’efficacia della politica di Apple è superiore a quella di molte aziende concorrente.