Meno di 350mila le abitazioni collegate con fibra ottica. E cala il livello di connettività rispetto agli altri Paesi.
Speriamo che la decisione di tenere a Milano la FTTH Conference (il più importante evento europeo sullo sviluppo delle reti in fibra ottica) sia prodromo per una robusta accelerazione degli investimenti nelle reti.
Perché il dato preoccupante che emerge dall’FTTH Ranking è sì il fatto che l’Italia è al 21° posto, ma che siamo scesi dal 13% occupato nel 2007. Un Paese insomma che storicamente investe poco in tecnologia e che per di più sta investendo sempre meno.
“Il nostro studio Connectivity Scorecard evidenzia una diretta correlazione fra la crescita del livello di connettività e il PIL” commenta Maria Elena Cappello, amministratore delegato di Nokia Siemens Networks.
In testa troviamo i “soliti” nomi: Svezia, Stati Uniti, Norvegia, Danimarca. L’Italia staziona intorno alla ventesima posizione.
Il paragone è ancora più stridente se si considera che solo 10 anni fa l’Italia era in un posizione di leadership in Europa per la fibra ottica, grazie a progetti pionieristici (si pensi a Metroweb a Milano). Nel giro di qualche anno questa leadership si è persa: nel nostro Paese sono solo 348mila le abitazioni collegate a Internet attraverso la fibra, ovvero il 13,7% sul totale delle case cablate.
E come uscirne? Il problema è duplice: finanziario e normativo. Dal punto di vista finanziario è ben noto come gli investimenti in fibra e connettività siano estremamente onerosi. “In Germania e Inghilterra, i vari Governi sono venuti incontro alle esigenze degli operatori con stanziamenti importanti” commenta Cappello. Da noi tutti ricordano la querelle sui famosi 800 milioni per la banda larga.
Ancora tutta da giocare poi è la parte normativa. Per esempio come verrà gestito l’unbundling sulla fibra? E’ pensabile che le autorità disegnino un quadro normativo moderno, superando le rigidità di un sistema pensato ben prima della diffusione di Internet?
Allo stato attuale è difficile ipotizzare una risposta in tempi brevi. Le stesse autorità europee sono in una fase di impasse. Ciascun Stato membro si sta muovendo per proprio conto, alle prese con un mercato cha cambia molto da Paese a Paese. In altre parole, pensare a una riedizione dello spirito “europeo” del GSM è molto improbabile.
Speriamo che i progetti anunciati da Telecom Italia (fornitura di banda ultralarga in 138 città entro il 2018) e da Fastweb, Vodafone e Wind (progetto “Fibra per l’Italia” che si propone di portare la fibra a 20 milioni di residenti entro il 2015) possano ridurre il gap rispetto agli altri Paesi.