Pmi italiane, lo scenario 2011

Liquidità, materie prime, costo del denaro ed eventi internazionali. Analisi di un panorama che, almeno nella sua prima parte, sembra comunque caratterizzato da elementi positivi: ordini e fatturato in crescita, nonostante le variabili in gioco siano molte e il risultato finale non così scontato.

Dopo un 2009 asfittico e un 2010 che per alcuni ha già segnato una discreta ripresa (considerando il livello infimo raggiunto dai fatturati 2009 era difficile immaginare un ulteriore peggioramento…) l’anno in corso sembra caratterizzato, almeno nella sua prima parte, da elementi positivi: ordini e fatturato in crescita, ottimismo. Ma le variabili in gioco sono molte e il risultato finale non così scontato.

Il problema liquidità
Nei primi mesi del 2011 la stragrande maggioranza delle imprese segnala fatturati e ordinativi in recupero rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso e ancor di più rispetto a due anni fa. Sembrerebbe che il peggio sia passato. Purtroppo molte volte quel che manca per ripartire è la liquidità, la benzina necessaria per riavviare il motore dell’impresa, per permetterle di acquistare le materie prime necessarie a produrre quanto richiesto dai suoi clienti. Dopo due anni di vacche magre non è così scontato che l’azienda abbia a disposizione quanto necessario. Se non riesce a ripartire è condannata, nonostante la ripresa.

Le materie prime
L’andamento delle materie prime nell’ultimo anno e mezzo ha svoltato vertiginosamente al rialzo, con crescite del 100% e oltre. Una crescita trasversale che copre praticamente tutti i settori. Dal rame al cashmere, a prodotti poveri come il cotone o il grano: non si salva nessuno. Ciò significa che per produrre le stesse quantità di prodotto finito ci si deve indebitare il doppio di prima, innalzando il livello del magazzino proprio nel momento in cui invece ci sarebbe la necessità di fare esattamente il contrario.

Credit crunch e costo del denaro
Chi rischia di più in questa fase sono le società meno capitalizzate e quindi più esposte agli umori del sistema finanziario. Non dobbiamo dimenticare che gli affidamenti bancari vengono concessi soprattutto sulla base di dati storici (bilanci chiusi) e solo marginalmente in funzione di dati prospettici (business plan e ordini in essere). Ne deriva che in questo momento la valutazione della capacità di rimborso delle nostre Pmi viene stimata in funzione del loro bilancio 2009 e 2010 (appena disponibile). In funzione di fatturati ridotti drasticamente dalla crisi e di conseguenti ridimensionamenti dei margini industriali, le banche devono stabilire se concedere o meno nuova finanza. Tutto ciò con due anni di sofferenze pesanti sul groppone e gli stress test di fine marzo alle porte. Uno scenario non proprio incoraggiante. Gli internal rating assegnati alle Pmi clienti dalle banche tengono conto di quei bilanci e conseguentemente penalizzano in maniera importante la loro valutazione creditizia. Se il denaro arriverà, sarà ,in ogni caso, più caro di quanto sarebbe stato in precedenza, prima della crisi. Ma non è soltanto una questione di rating. Anche per le banche il vento è cambiato. Il costo della provvista è cresciuto (rischio paese, sofferenze in aumento) e conseguentemente crescono gli spread che il sistema finanziario è disposto ad accordare alle aziende, a parità di rating. Se prima le aziende migliori potevano ragionare su spread inferiori al punto percentuale, ora dovranno fare i conti con due/tre punti di spread. Alcune banche preferiranno rinunciare a nuove operazioni piuttosto che ridimensionare le loro pretese. Spread troppo bassi impedirebbero loro di recuperare il costo della raccolta e manderebbero in perdita i loro conti economici.
La Banca Centrale Europea, dal canto suo, comincia a mandare messaggi piuttosto chiari che indicano un prossimo ritocco verso l’alto del costo del denaro. Probabilmente ad aprile vedremo già un primo intervento al rialzo. E altri li vedremo in corso d’anno…
La mazzata in termini di costo del finanziamento da qui a fine anno avrà quindi una triplice veste:

  • a causa del peggioramento del rating;
  • a causa del peggioramento degli spread applicata dalla banca;
  • a causa degli interventi al rialzo della Bce.

L’euribor, che da sempre anticipa gli interventi della Banca centrale europea ed è caratterizzato da forte reattività, comincia già a muoversi verso l’alto e probabilmente la tendenza continuerà per la restante parte del 2011. La miscela dei tre elementi potrebbe innalzare il costo complessivo del denaro di 3/5 punti percentuali. Non poco, considerato l’attuale livello dell’euribor (intorno al punto percentuale). Con un costo del denaro mediamente quadruplicato e le materie prime cresciute del 100% le nostre imprese tenteranno di proseguire quindi nel loro percorso di recupero nell’anno in corso: auguri!

La moratoria
A regalare una nota di speranza arriva però l’accordo per il credito alle PMI siglato da Confindustria, Governo e Abi. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma la possibilità, per chi non avesse ancora sfruttato lo strumento, di rinviare il rimborso del capitale per dodici mesi o l’allungamento del periodo di rimborso (per capitale e interessi) per chi invece lo strumento lo avesse già utilizzato, daranno una boccata d’ossigeno alle aziende. In particolare, per i soggetti che si avvalgono per la seconda volta della strumento della moratoria, la possibilità offerta è quella di un periodo massimo di allungamento del debito pari al 100% della durata residua del piano di ammortamento originario, con un massimo di due anni.
L’Avviso Comune non è uno strumento risolutivo, non elimina il problema, lo rimanda al futuro, ma in ogni caso migliora la liquidità aziendale. Compensa parzialmente gli effetti negativi delle altre variabili analizzate più sopra.

I confidi…
Un’altra mano alle imprese può giungere dal sistema dei confidi. Bisogna però considerare che il sistema della garanzia mutualistica è uscito fortemente provato dal biennio 2009 – 2010: la crescita esponenziale delle sofferenze e della domanda di garanzia ne hanno saturato la capacità di risposta, minando il rapporto patrimonio/garanzie in essere. Senza interventi pubblici di ricapitalizzazione il loro apporto non potrà essere di lungo respiro. I confidi per restare in piedi dovranno a loro volta rivedere al rialzo la loro politica di pricing (altri costi aggiuntivi per le imprese) e razionalizzare il loro intervento prediligendo quelle imprese che garantiscono maggiormente il servizio del debito.

Eventi straordinari
Dulcis in fundo nel mese di marzo si sono aggiunti due eventi straordinari che non mancheranno di influire sull’andamento economico internazionale: l’instabilità politica dei paesi a sud del Mediterraneo e la calamità naturale giapponese.
La crisi egiziana ha segnato l’inizio di un periodo di instabilità politica internazionale che con la Libia si è arricchita di un aspetto temporale che sembra purtroppo avere caratteri di medio periodo. La situazione insomma non sembra potersi risolvere rapidamente. Gli effetti sul prezzo del petrolio, grazie anche ad una componente speculativa, non si sono fatti attendere. La soglia dei 100 dollari è stata superata in breve tempo. Altro aggravio per le Pmi.
A chiudere, la catastrofe naturale in Giappone. La catena terremoto, tsunami, catastrofe nucleare genererà anch’essa pesanti effetti economici. Mercati che smettono di importare, difficoltà nella circolazione di uomini e merci…
Più luci che ombre dunque per questo 2011 ancora tutto da decifrare. Ad un inizio incoraggiante seguirà una fase altrettanto positiva? La crescita riuscirà a prevalere?

(per maggiori approfondimenti vedi Finanziamenti e credito, Novecento Media)

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