Uno studio IRES-Cgil-Filcams ha cercato conoscere le condizioni, i percorsi, i bisogni e le aspettative dei professionisti autonomi e dei praticanti, nel tentativo di individuare azioni e proposte di intervento adeguate rispetto alle loro esigenze.
La disoccupazione,
assieme all’accesso al credito, alla regolazione dei tempi di pagamento e alla formazione,
sono le principali preoccupazioni dei professionisti autonomi e dei praticanti,
messi in evidenza della ricerca “Professionisti: a quali
condizioni” condotta daIRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali),
promossa dalla Consulta delle Professioni Cgil e dalla Filcams. L’analisi si è posta l’obbiettivo di conoscere le
condizioni, i percorsi, i bisogni e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici professionisti, nel tentativo di individuare
azioni e proposte di intervento adeguate rispetto alle loro esigenze.
Tali richieste
di tutela vengono però rivolte dai professionisti a un ventaglio ampio di
soggetti dal legislatore (22%), all’azione congiunta di sindacato e
associazioni (15%), alle associazioni (13,5%), agli ordini (29%), alla
contrattazione collettiva (8%).
Questa
necessità di tutela e di riconoscimento si presenta come una
drammatica urgenza,
poiché ben il 63,7% sarebbe disponibile ad andare all’estero e il 40,6% dei
rispondenti sarebbe
addirittura disposto a cambiare professione pur di migliorare le proprie
condizioni di lavoro.
Parallelamente, tra i professionisti dipendenti la maggior parte è poco
soddisfatta delle prospettive
di carriera (l’84,1%), del trattamento economico (80,3%), delle opportunità di conciliare
la vita lavorativa con quella famigliare (62,8%), del riconoscimento delle
competenze (74,7%) e
delle opportunità per accrescerle (60%). Il 24,1% ritiene che
il proprio lavoro non
sia riconosciuto adeguatamente sul piano professionale.
Tra i
dipendent,i la propensione a cambiare professione pur di migliorare le
condizioni di lavoro interessa
più della metà del campione (68,7%), il 59% è disposto andare all’estero e il 58,5% acconsentirebbe di
passare da dipendente a lavoratore autonomo pur di migliorare le proprie
condizioni.
Dal punto
di vista dei redditi, nel confronto con il lavoro dipendente gli autonomi
vedono il vantaggio
di potere detrarre alcuni costi (74,5%) a cui però si accompagna,
controbilanciando, il peso di
avere più oneri fiscali (85,6%).
L’attesa
del pagamento è una difficoltà ampiamente riscontrata, difatti ben il 60,1%
aspetta spesso più
di 60 giorni dopo l’emissione della fattura per ricevere il pagamento.
La
discontinuità occupazionale crea dei notevoli problemi anche per l’accesso al
credito, per cui il 71,2%
dichiara di avere difficoltà in questo.
Ma cosa
chiedono i professionisti? Innanzitutto di avere tutele certe in caso di
malattia e infortunio (31%).
Dietro la spalmatura fra le varie opzioni di risposta è stata equilibrata:
agevolazione pubblica
alla formazione professionale (12%), incentivazione alla stabilizzazione
contrattuale (12%),
sostegno al reddito in caso di disoccupazione (11%), la semplificazione degli
adempienti amministrativi
(10%), la facilitazione dell’accesso al credito (9%).
In materia
previdenziale il problema di gran lunga più avvertito è quello che riguarda il ricongiungimento
dei contributi (41%), con punte massime fra quanti operano nel ramo culturale e dello
spettacolo (58%) e nell’are gestionale (50%). Seguono quanti chiedono di avere
coefficienti di calcolo
analoghi a quelli dei lavoratori dipendenti che svolgono la stessa professione
(27%). A favore
della previdenza integrativa contrattata collettivamente si esprime l’11%. A
uniformare lealiquote
contributive pensa il 7,5% degli intervistati.
Rispetto
ai tempi di pagamento dei compensi, la maggioranza assoluta ha indicato
l’introduzione di
sanzioni e/o interessi di mora (56%); punte massime (quasi l’80%) fra operai e
artigiani, fra traduttori
e interpreti (65%). Sul fisco
le risposte si sono distribuite in modo equilibrato fra tre richieste: ridurre
gli oneri fiscali per chi
svolge la professione in modo autonomo e in forma individuale (39%); avere
possibilità di agevolazioni
fiscali in base al fatturato (33%); esclusione del pagamento dell’Irap per chi
presta opera
professionale individuale, senza mezzi organizzati di impresa (27%).