L’istantanea scattata dall’Associazione mostra l’immagine di un Paese in cui poco meno del 51% dei lavoratori è occupato in imprese sotto i 20 addetti. E anche nel 2010 le Pmi sono state quelle che hanno assunto di più.
La mappa emersa dalla recente elaborazione realizzata dalla Cgia di Mestre, conferma come il mercato del lavoro italiano ha, nelle piccole, e soprattutto nelle piccolissime aziende, il proprio asse portante. A dirlo sono i numeri resi noti dalla storica Associazione Artigiani e Piccole Imprese veneta, secondo cui, più del 60% degli oltre 21,7 milioni di lavoratori autonomi e impiegati con contratto di dipendenti, sia nel pubblico che nel privato, risulta occupato in imprese sotto i 50 addetti.
Stando alla medesima fonte, poco meno del 51% del totale, pari a oltre 11 milioni di lavoratori, presterebbe addirittura la propria attività in microimprese con meno di 20 addetti. Ma non solo. Se le piccolissime imprese danno lavoro alla stragrande maggioranza degli italiani, anche nel 2010, sono loro che hanno creato il maggior numero di nuovi posti, in termini di occupazione. Su oltre 802mila previsioni di assunzione dichiarate dagli imprenditori, poco meno del 63% avrebbe, infatti, trovato un nuovo lavoro in un’azienda con meno di 50 dipendenti.
Con ciò, anche se addirittura il 40,5% del totale risulta essere stato assunto in una micro impresa con meno 20 addetti, un Paese competitivo ha bisogno anche delle grandi imprese. A ricordarlo è Giuseppe Bortolussi pronto, in qualità di segretario della Cgia di Mestre, a sostenere anche la “modernità” rappresentata dalle Pmi che permeano il nostro tessuto economico «e non rappresentano un elemento di arretratezza, in quanto sono il risultato del profondo cambiamento sociale, economico e tecnologico che l’Italia ha subito negli ultimi trent’anni».