Si creano nuovi modelli poggiando su due piloni: condivisione e interazione dei dati. Con tanta automazione sotto, perché la lotta alla complessità non finisce mai. In una parola, SmartCloud.
Per Gianfranco Previtera vice president delle iniziative strategiche di Ibm c’è anche la Business analytics nel carnet del cloud. Vero, intanto adesso le aziende devono cominciare a mettere a profitto il lavoro iniziato negli anni con la virtualizzazione. Ma ha già senso guardare avanti. E sulla strada, nemmeno così lontana, c’è la trasformazione in servizio anche dei processi di business. Una cosa che detta in sigla suona Bpaas, Business process as a service.
In sintesi, la visione di Ibm, ossia il campo da gioco della proposta SmartCloud, è un invito aperto al sistema economico a sviluppare, erogare, “consumare” cloud.
Mauro Bonfanti, Director industry solution di Ibm, è convinto che nel Bpaas, e nel cloud, ci sia un grande potenziale, che si regge su due piloni, capaci di sottendere nuovi modelli di business: condivisione dei dati e interazione.
Gli sbocchi paradigmatici sono quelli del social business, dello smarter commerce (cambiare i processi di e-commerce), delle smarter cities (le Pa più piccole possono grazie al cloud, fare servizi “da grandi”) e, appunto, della business analytics.
Gli strumenti in campo
Il cloud per diffondersi ha bisogno di tanta automazione. Come quella che realizza Tivoli Service Automation Manager, che, osserva Bonfanti, è basilare: «per il provisioning e il deprovisioning automatico dei servizi. È la chiave di volta per far funzionare come si deve il sistema». Ma si deve parlare anche di gestione dei carichi di lavoro, e Workload Deployer v3 ottimizza la gestione dei carichi applicativi. O di integrazione fra applicazioni cloud interne con quelle esterne (Websphere con CastIron).
Il tutto a sostenere il concetto che «il service management è fondamentale, perché la complessità da sola non sparisce».
Su cloud, in che modo
Ma come sceglie un’azienda di fare cloud privato? Per Daniele Berardi, vice president Global Technology Services di Ibm, compiendo tre passi: analisi della capacità finanziaria, verifica delle competenze esistenti, proiezione nel tempo (ottica di continuità).
Senza altre preoccupazioni? No, ve ne sono e risiedono alle voci personalizzazione, perdita del controllo, livelli di servizio e sicurezza.
La proposta
A queste istanze Ibm risponde con SmartCloud, un framework che parte da un cloud portal che consente di stabilire la componentizzazione dell’infrastruttura e delle soluzioni. Ossia, dalle fasi Iaas, Paas e Saas alla gestione come servizio dei processi di business.
I servizi, erogati tramite i datacenter, possono essere in versione Enterprise, o Enterprise+, cioè gestibili più in profondità, direttamente.
«Spetta a noi – dice Berardi – schermare la complessità dei nostri utenti».
È così che per Ibm la leva del cloud sta nella la novità di business. Ripensando, reinventando, agendo.
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