Aaa, data scientist cercansi

Uno studio di Emc evidenzia come alle aziende manchino competenze per sfruttare le opportunità dell’analisi dei Big data.

Interessata a fornire un primo quadro sui modelli comportamentali, sulle considerazioni e sulle necessità espresse dalla comunità della scienza dei dati, con il supporto del partner Toluna, negli Stati Uniti, in Inghilterra, Francia, Germania, India e Cina, Emc ha condotto una ricerca indipendente per misurare i profili attitudinali e comportamentali di data scientist e professionisti della Business intelligence.

Il quadro che ne è venuto fuori non è dei migliori, visto che solo un terzo dei quasi 500 decision maker in tema It interpellati nello studio Emc si dice sicuro che la propria azienda potrebbe essere in grado di utilizzare i nuovi dati per ottimizzare i propri processi decisionali, raggiungere significativi vantaggi competitivi, accrescere la produttività e guidare l’innovazione.

In tal senso, i fattori ostacolanti la messa a frutto delle opportunità legate ai Big data non mancano.

Nel 32% dei casi, la principale barriera all’adozione della Data Science sarebbe la mancanza di competenze o di formazione e, nella medesima misura, di budget e risorse a disposizione.

Un’errata struttura organizzativa peserebbe sul parere del 14% del campione esaminato mentre la mancanza di strumenti tecnologici viene riportata dal 10% degli interpellati.

Evidente, in tal senso, la mancanza di talenti che, riportata dal 64% dei professionisti di Data science, evidenzierebbe la convinzione che, da qui al prossimo lustro, saranno i neolaureati a soddisfare la domanda in un settore condizionato dall’esplosione digitale dei dati creati da sensori di movimento, social media, apparati di videosorveglianza, applicazioni di imaging medicale e simili che, combinata con i nuovi strumenti che consentono di analizzarli, ha generato un incremento corrispondente nelle opportunità di ottenere valore e informazioni utili da questi dati.

Peccato che solo il 12% dei professionisti della Business intelligence e il 22% dei data scientist coinvolti da Emc credano che i dipendenti della propria azienda abbiano la possibilità di condurre esperimenti sui dati minando, così, la capacità di un’impresa di testare e convalidare le idee e, quindi, l’approccio generale all’innovazione.

Come se non bastasse, anche se gli intervistati riconoscono una crescente necessità di data scientist nella propria azienda, solo il 12% considera i professionisti della Bi i candidati ideali per rispondere a questa necessità che, secondo loro, richiederebbe competenze di carattere economico e tecnico di livello più elevato.

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