Il 2009 horribilis, il 2010 difficile e ora un 2011 critico, chiuso a -3,8%. Pesante il consuntivo per l’hardware, che contiene le perdite grazie ai tablet.
È stato un anno non certo positivo il 2011 dell’It italiana.
Lo evidenzia Sirmi, rilasciando i dati preliminari di chiusura d’anno.
Complessivamente l’anno si chiude a 20,477 miliardi di euro, in calo del 3,8% rispetto a un 2010 già in recessione su un 2009 che si era chiuso su un valore di 21,857 miliardi.
Tre anni di calo ininterrotto, per altro, dal momento che proprio nel 2009 si era registrato il pesante tonfo con un -7,6% sul 2008 che lo aveva preceduto.
In questo scenario, comunque, qualche distinguo è comunque necessario.
Rispetto al 2010 recupera il software, grazie sia alle nuove licenze sia ai canoni di manutenzione e aggiornamento dei parchi installati, che con 3,994 miliardi di euro cresce dell’1,5%.
Per il resto, sono tutti segni negativi.
Calano i servizi di gestione, che perdono il 3,5% e si fermano poco sopra i 5 miliardi di euro, laddove lo scorso anno avevano contribuito per 5,5 miliardi al totale del comparto.
Calano, se pure in misura più contenuta, i servizi di sviluppo, che da 3,91 miliardi scivolano a quota 3,87, con un -2,1% anno su anno.
Pesante, decisamente pesante è la perdita registrata sul comparto hardware: all’appello mancano circa 600 milioni di euro e il valore complessivo si attesta dunque a 7,53 miliardi, in calo del 7,3% rispetto al 2010.
All’interno del comparto hardware, i pc chiudono l’anno con un -8,7%, i server registrano un pesante -16% complessivo che sale addirittura al -25% quando si analizza il top di gamma, mentre lo storage contiene il calo a un -2,1%.
Come Canalys, che nella giornata di ieri ha reso note le sue valutazioni sul mondo dei pc client, anche Sirmi include nello stesso comparto dei tablet e in questa analisi evidenzia come proprio a questi device sia debba attribuire un consuntivo meno rovinoso: al netto dei pad, infatti, il fronte hardware risulterebbe in Italia in regresso del 17%.
Sulle cause di queste performance non certo rasserenanti, Sirmi cerca la lettura razionale.
Da un lato, è vero, la crisi italiana, europea e mondiale contribuisce a deprimere la capacità di spesa di tutti i comparti, dalle famiglie, alle imprese, alla pubblica amministrazione.
Contemporaneamente, tuttavia non si può non tener conto di alcuni fattori endogeni al mondo It, che riguardano lo shortage di componenti, la durata del ciclo di vita dei prodotti, le diverse dinamiche di spese tra comparti differenti, la maturità diversa raggiunta dal mondo della domanda e da quello dell’offerta.
Per altro, proprio il fatto che proprio il software sia l’unico comparto ad aver registrato un segno positivo, secondo Sirmi è la dimostrazione di come l’intera filiera oggi lo percepisca come componente di innovazione e di
miglioramento per lo sviluppo del proprio business.
Non a caso, conclude Sirmi ”e aziende che meglio hanno affrontato le difficoltà di questo periodo di stagnazione economica sono quelle che hanno il proprio core business nel Software e nelle attività ad esso correlate”.