Uno studio condotto da Idc per conto di Microsoft analizza l’impatto dello sviluppo del cloud a livello occupazione. Con risultati confortanti.
Saranno 80.000 i nuovi posti di lavoro che si genereranno entro i prossimi tre anni In Italia nel mondo del cloud.
Lo sostiene uno studio presentato in questi giorni, realizzato da Idc per conto di Microsoft e intitolato ” L’impatto del Cloud Computing sull’occupazione”.
Come accennato, entro il 2015 il numero delle figure professionali legate al cloud, nelle sue forme pubblica, privata e ibrida, dovrebbe incrementare del 125% rispetto ai livelli attuali e dai 67.500 addetti dovrebbe arrivare a comprendere qualcosa come 152.000 figure professionali.
Il fenomeno non riguarda solo il nostro Paese: a livello globale (l’indagine ha interessato oltre 40 Paesi nel mondo, ndr) si parla di 14 milioni di posti di lavoro creati nel comparto nel periodo compreso tra il 2011 e il 2015, con percentuali di crescita più marcate nei Paesi emergenti.
Non solo.
Si parla di un volano virtuoso, in grado di generare, oltre all’occupazione, nuovi profitti per le imprese, nell’ordine dei 1100 milioni di dollari l’anno.
Secondo quanto emerge dallo studio, si tratterà di una crescita armonica, che interesserà in modo abbastanza omogeneo le aziende di tutte le dimensioni e di tutti i comparti produttivi e di servizio.
Tuttavia, è del tutto probabile che la domanda si svilupperà inizialmente in modo più consistente tra le piccole e medie imprese, per le quali il modello a servizio consente di limitare l’impatto economico dell’investimento in innovazione, mentre altri settori, in primis quello bancario, troveranno risposta alle comprensibili riluttanze in materia di sicurezza, optando per un’adozione consistente del modello privato del cloud.
Di converso, è proprio il settore bancario, insieme a quello dei media e del manufacturing, una delle tre aree nelle quali si svilupperà il maggior numero di opportunità occupazionali.
Le opportunità, commenta Microsoft a margine dello studio, dovrebbero interessare l’intera filiera Ict, purché si sviluppino competenze adeguate a supportare concretamente le imprese che si spostano verso il cloud sia in termini di implementazione, sia in termini di consulenza, sia in termini di servizi.