Il nuovo Ced messo a punto nella sede mantovana della realtà industriale italiana, sfrutta switch Gigabit Ethernet con connettività in fibra ottica e resilienza Eaps.
Nato nel 1959 come piccolo laboratorio artigianale, oggi i 120 mq di partenza di quello che sarebbe diventato Gruppo Marcegaglia raccontano la storia di un successo aziendale traducibile in 50 stabilimenti sparsi in tutto il mondo, per una superficie complessiva pari a 6 milioni di mq, cui si accompagnano 51 unità e 210 rappresentanze commerciali, per un totale di 7 mila dipendenti e un fatturato espresso in miliardi di euro.
Non più e non solo produzione di tubi, nastri, lamiere e profilati in acciaio per la realtà di Gazoldo degli Ippoliti (Mn), il cui Ced è da tempo chiamato a gestire i numeri di nuove attività di competenza che, in un percorso di costante crescita, hanno portato il Gruppo controllato dall’omonima famiglia a diversificare il proprio core business dai ponteggi all’engineering, dalla produzione di energia al turismo.
Le scelte del Cio
Da qui, in un percorso iniziato nel 2010, la scelta di dire addio al sistema As/400 in uso per rinnovare gli apparati al centro della rete aziendale sotto la responsabilità del Cio Marco Campi.
Designato a erogare i servizi applicativi legati alla piattaforma gestionale Sap e quelli di posta elettronica a tutte le sedi e agli stabilimenti del Gruppo, fatta eccezione per i siti localizzati in Cina, all’interno del Centro elaborazione dati in territorio mantovano si è scelto di implementare gli switch Gigabit Ethernet di Extreme Networks per garantire agli utenti una disponibilità 24/7 di applicazioni business critical.
Un passaggio che ha, però, richiesto la realizzazione di una nuova struttura all’interno della quale ospitare un Ced del tutto rinnovato e, per questo, bisognoso di maggiori spazi e migliori caratteristiche di sicurezza per offrire massima garanzia di continuità.
Non senza ripensare anche l’infrastruttura di rete, ritenuta “essenziale” all’interno di una realtà così complessa per gestire in maniera efficiente il traffico dati attraverso apparati di ultima generazione, in grado di accompagnare l’evoluzione dell’infrastruttura informativa anche nei prossimi anni.
Rinnovando una fiducia già accordata in passato, la scelta è caduta sugli switch BlackDiamond 8800 Series della già citata Extreme Networks che, implementati con il supporto di Mead Informatica, hanno consentito al Gruppo di migrare verso tecnologie 10 Gigabit Ethernet ad alta densità, con capacità di switching fino a 2.840 Mpps e nuove connettività in fibra ottica realizzate grazie al protocollo Ospf utilizzato nelle soluzioni proposte.
Le stesse che, adottando il protocollo di resilienza Eaps, sono state in grado di garantire tempi di recupero inferiori ai 50 millisecondi in caso di caduta dei sistemi realizzando, di fatto, “un ripristino pressoché trasparente della rete, senza che gli utenti possano percepire alcun disservizio”.
Il che fa il paio con un’esperienza di migrazione che, realizzata in diversi passaggi, di cui l’ultimo portato a compimento lo scorso gennaio, non ha generato alcun fermo nei servizi erogati agli utenti e ha permesso di spendere quello che Campi ha definito in una nota ufficiale “un numero davvero contenuto di giornate lavorative per la configurazione e l’implementazione dei nuovi apparati”.
Ciò detto, pur avendo sposato la virtualizzazione a livello server e storage senza precludere la medesima via anche lato desktop, al momento l’utilizzo degli switch virtuali imposto dalle attuali tecnologie di virtualizzazione genera nel Cio di Gruppo Marcegaglia “non poche perplessità”.
Ancora una volta, gli scogli all’orizzonte parlano di limiti nelle performance e di “non poche difficoltà” per gli amministratori di rete chiamati a gestire la connettività delle macchine virtuali e a risolvere eventuali criticità rispetto agli strumenti utilizzati dagli amministratori dei server per creare, attivare, spostare e disattivare dinamicamente le macchine virtuali su cui gli amministratore di rete non hanno visibilità.
Un’eventualità scongiurata dall’utilizzo del software Xvn di Extreme Networks grazie al quale risulta possibile restituire agli amministratori di rete la visibilità e il controllo sugli asset virtualizzati a livello di rete, eliminando il livello dello switch virtuale.
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