Il lancio dell’ultimo smartphone di Apple evidenzia reazioni opposte di un mercato più critico che in passato.
C’è una singolare dicotomia nel leggere le cronache che hanno accompagnato e stanno tuttora seguendo il lancio di iPhone 5.
Da un lato la voce critica. Anzi. Le voci critiche, sarebbe più opportuno dire.
Dall’altro, la risposta del mercato.
Diversamente da quanto accaduto in occasione di precedenti ”grandi annunci” ospitati al Moscone Center di San Francisco, la tradizionale aria di attesa delle grandi occasioni, messa in scena dalla nutrita comunità degli applefan e condita di tutte le indiscrezioni dell’ultima ora, si è in qualche modo confusa con l’irritazione crescente di chi, nelle ultime settimane, mal ha sopportato le cronache della querelle legale con Samsung e la scia delle dispute in cui Apple ha in questi mesi coinvolto tutti i suoi diretti competitor, con l’obiettivo di minarne i possibili punti di forza.
Così, una volta sollevato il velo sul non tanto misterioso smartphone, è iniziato il tiro al bersaglio.
Dalla critica dura sul nuovo connettore proprietario, che non solo segna una cesura con il passato anche per i vecchi utenti dei prodotti della Mela, ma non ottempera neppure alle norme Ue, alle polemiche sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche Foxconn: tutto è finito sotto i riflettori.
Fino ad arrivare alla satira feroce, che ha trovato nella rete l’humus perfetto per crescere. Le immagini di un ipotetico iPhone 20 trasformato in spada laser hanno fatto il giro del mondo, così come il video andato in onda sull’emittente ABC nel corso della trasmissione Jimmy Kimmel Live, nel quale ignari passanti sembrano andare in visibilio per il nuovo iPhone 5, senza rendersi conto di tenere in mano un normalissimo iPhone 4S.
La critica si è fatta più pungente in queste ore, dopo che l’apertura dello Store di Täby, in Svezia, il 15 settembre, sembra sia stata accompagnata da parecchio fastidio: l’entusiasmo, le canzoncine, i balletti che normalmente accompagnano i grand opening della Mela sembrano cozzare con lo spirito più sobrio del pubblico scandinavo, che, per lo meno su Youtube ha bocciato la performance con una pioggia di dislike, contro una manciata davvero esigua di like.
Wall Street Journal riporta il dubbio che comincia a circolare: che Apple non sia più capace di ascoltare i suoi utenti? Che l’ansia di anticiparne i desideri, non si sia invece trasformando in dittatura dell’innovazione?
La domanda rischia di restare senza risposta, soprattutto se si guarda l’altro lato della medaglia.
Critiche o no, due milioni di iPhone sono stati preordinati in 24 ore, polverizzando qualunque record di vendita precedente.
Segno che crisi o meno, arroganza o meno, dittatura o meno, il nuovo gadget è un oggetto del desiderio.
Se poi si guardano le altre numeriche, quelle relative al titolo in Borsa e soprattutto alla valutazione di un’azienda che oggi viene quotata più del Pil della Svizzera, si capisce il perché Apple navighi incurante nel mare delle obiezioni.
Le sue certezze sono sufficienti a non scalfirla.
Almeno per ora.