Ci aspetta un 2013 forte, con proposte specifiche nell’area as a service. Un settore che raddoppia ogni anno è il backend mobile. C’è anche l’italiana Baasbox, che andrà live il 23 gennaio.
Se siete alla ricerca di nuovi indirizzi sui quali specializzarvi o nei quali investire, il mercato propone ormai spesso molta fuffa mediatica e poca sostanza, un mix nel quale è difficile districarsi. Dato il continuo successo del mondo mobile e la sua crescente complessità, il mobile backend as a service, in breve Mbaas, potrebbe essere un’idea di successo. Noi ne siamo convinti, e siamo lieti che Venturebeat lo metta al centro della seconda generazione di cloud startup: in un articolo di Fred Destin, partner di Atlas Venture, si mette a fuoco la situazione attuale.
Già qualche mese fa Michael Facemire di Forrester aveva proposto un semplice modello di riferimento fondata su Iaas con sopra il Paas, il Mobile Baas e il mobile middleware a formare una classica piramide.
Secondo Destin chi cerca il successo economico della generazione mobile non lo troverà nel Paas, uno strato legato al mondo web anche se in via di rinnovamento nel nome di Html5. Più interessante sembra la complessità del mobile, un incubo per i molti che cercano di fornire servizi molto simili su più piattaforme.
Raddoppio anno su anno
Secondo l’analista Markets and Markets questo settore crescerà di oltre il 100% anno su anno da qui al 2017: se il 2012 ha portato ad un fatturato di 216,5 milioni di dollari, nel 2013 saremo già a 487 M$ per giungere nel 2017 a 7,7 miliardi di dollari. Certo si confrontano realtà già finanziate con 50 milioni di dollari e anche più con altre appena agli inizi, elencate tra le ventisei le aziende intervistate nel report “Cloud backend as a service/Mobile Baas”. Altre aziende del settore sono citate nell’infografica dell’ecosistema [http://venturebeat.files.wordpress.com/2013/01/kinvey_backend-as-a-service.jpg] sviluppata da Kinvey, inventrice del termine Backend as a service. L’infografica in oggetto propone una strutturazione dell’ecosistema ben articolata, mostrando come si arriva dai produttori di device all’erogazione del servizio in questione, per poi salire nel cloud fino ai service provider. La panoramica complessiva è molto dettagliata.
Baasbox, soluzione italiana
Se gli Stati Uniti fanno la parte del leone con la stragrande maggioranza delle proposte (ed altre sono in arrivo[http://techcrunch.com/2012/12/03/ray-ozzies-startup-talko-raises-4-million-to-develop-cloud-based-mobile-backend-services/]), alcune realtà stanno crescendo anche altrove: Api O Mat in Germania, Applicasa in Israele, Apstrata in Libano, Netmera in Turchia e PcPhase in Giappone non fanno parte del mondo anglosassone e sono tutte agli esordi. Tra di loro Markets and Markets ha inserito anche l’italiana Baasbox[http://www.baasbox.com ], la start-up italiana vincitrice del contest Cloud Seed by Seeweb[http://www.cloudseed.it ], rivolto a trovare nuove idee nel cloud. “Il progetto BaasBox è open source, quindi i clienti non devono temere il lock-in”, recita l’analisi di Markets and Markets. “Il 23 gennaio rilasceremo la versione open source e metteremo online il nuovo sito”, annuncia Federico Pacilli, Cofounder e Ceo di Maart, l’azienda che ha lanciato Baasbox.
L’impulso dell’open source è sempre molto forte ed è ormai strutturato, per cui non rappresenta un rischio per gli utenti. Anche senza la garanzia di una proprietà intellettuale, ci si può scommettere sopra.