Inizia il processo. Sul banco degli imputati solo la Casa di Cupertino: gli editori hanno già raggiunto un accordo. Obiettivo dell’accus: ottenre una ingiunzione che vieti la reiterazione del comportamento. L’azienda respinge gli addebiti.
Inizia oggi negli Stati Uniti il processo nei confronti di Apple, accusata dalle autorità federali di aver cercato accordi con gli editori per mantenere più alti i prezzi degli ebook.
In discussione, va detto, non c’è semplicemente la correttezza di un comportamento, ma anche e soprattutto il modello relazionale che ha legato e probabimente lega ancora i retailer online e i fornitori di contenuti.
Nel caso di specie, il Dipartimento di Giustizia ha messo sotto la lente il comportamento di Apple e di cinque dei sei più importanti editori statunitensi, a partire dal mese di aprile dello scorso anno.
L’accusa è di aver cercato un accordo comune per rompere le ferree regole di Amazon nel mondo degli ebook.
In aula Apple sarà da sola: gli editori, Penguin Group, HarperCollins, Simon & Schuster, Hachette Book Group e MacMillan, hanno già raggiunto un accordo che prevede la rimozione dei vincoli introdotti in seguito all’accordo e la restituzione di 164 milioni di dollari a beneficio dei consumatori.
L’obiettivo dell’accusa, spiegano chiaramente le agenzie americane, non è quello di condannare Apple a una multa aggiuntiva, bensì quello di ottenere un’ingiunzione che le vieti di reiterare questi comportamenti in futuro.
Naturalmente, Apple nega gli addebiti e lo stesso Ceo Tim Cook si è dichiarato contrario ad accettare addebiti che di fatto ”sanciscano che abbiamo fatto ciò che in realtà non abbiamo fatto”.