La sessione inaugurale di Oracle OpenWorld vede Larry Ellison presentare l’opzione in-memory per il suo database. E nel datacenter del futuro un ruolo chiave spetta alle macchine dedicate.
San Francisco – Come da tradizione, l’intervento di Larry Ellison all’inaugurazione di Oracle OpenWorld punta dritto al cuore della tecnologia.
Senza perdersi in troppi preamboli, a parte i doverosi ringraziamenti al team che nella mattinata ha conquistato due preziosi punti su Emirates Team New Zealand, mantenendo ancora aperti i giochi della Coppa America, il Ceo ha cominciato a snocciolare le novità pronte al debutto.
Il primo annuncio è una risposta diretta a Sap, da tempo attesa: Oracle è pronta infatti a giocare le sue carte al tavolo dell’in-memory computing, annunciando una nuova opzione in-memory per il suo Database.
L’obiettivo, ha spiegato Ellison, ”è garantire evidenti miglioramenti prestazionali, sia che si tratti di attività transazionali, sia che si tratti di analytics”.
E per raggiungere gli obiettivi – Ellison dichiara query 100 volte più veloci nelle analytics e il raddoppio del throughput nei processi transazionali – Oracle ha lavorato in primis sulla modalità di memorizzazione dei dati.
”Le transazioni funzionano meglio sulle righe, per le analytics è meglio che il sistema utilizzi una memorizzazione su colonne” ha spiegato il Ceo: dunque, Oracle Database 12c memorizza i dati simultaneamente in entrambi i formati, così che aggiornando uno si aggiorni automaticamente anche l’altro, garantendo la consistenza del dato.
Ellison ha posto l’accento sulla facilità di implementazione dell’opzione in-memory: non richiede modifiche alle applicazioni, è adatta anche ad ambienti multitenancy, anche in cloud garantisce alta disponibilità.
”Passare all’in-memory non comporta cambiamenti nei formati delle applicazioni: semplicemente le applicazioni esistenti girano più velocemente. Del resto – ha proseguito , non è necessario portare in-memory tutti i database, ma solo quelli hot”.
E l’in-memory è al centro anche del secondo annuncio della giornata: in questo caso si entra nell’ambito degli engineered systems con la M6-32 Big Memory Machine.
Un nome programmatico per una macchina già disponibile che offre 32 terabyte di memoria Dram e 32 processori M6 Sparc.
”E’ la macchina più veloce al momento disponibile per l’in-memory database”, ha dichiarato il Ceo, confermandone anche la disponibilità in configurazione Supercluster.
Nome programmatico per la Big Memory Machine, nome ancor più evocativo per il terzo annuncio del keynote inagurale.
Il prodotto si chiama, letteralmente, Oracle Database Backup Logging Recovery Appliance e sulla definizione Ellison ha giocato la carta dell’ironia: ”Vi domanderete chi è stato il genio che ha pensato il nome di questo prodotto. Sono stato io. Per questo mi pagano tanto”.
Ellison ha poi sottolineato come le appliance per il backup non siano disegnate per il database: ”Trattano i database semplicemente come file da copiare e il risultato è che i dati si perdono. Questa appliance, invece, è progettata per la protezione dei business data critici”, ha concluso, sottolinando come sia disponibile anche come servizio cloud.
Tre tasselli, dunque, per una nuova proposition che disegna non il ”Next Generation Datacenter”, bensì il ”Datacenter del futuro”, come lo ha definito Ellison. Un datacenter nel quale un ruolo chiave sarà affidato alle cosiddette ”purpose built machine”, macchine dedicate, meno costose e più affidabili dei server general purpose normalmente utilizzati.
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