Dove può, il dispositivo mobile influenza le strategie di comunicazione unificata. Lo spiega Daniela Rao, Tlc Research & Consulting Director di Idc Italia.
D: Cosa risulta dai vostri dati relativamente all’adozione di mini tablet in Italia in ambito generale?
R: Il tablet è inizialmente nato per un’esperienza di utilizzo più comoda e coinvolgente rispetto allo smartphone, grazie allo schermo di maggiori dimensioni, pur mantenendo, almeno in parte, le esigenze di portabilità.
Il tablet si è quindi imposto come un device per consentire la fruizione di contenuti in mobilità, da qui la diffusione maggiore in ambito consumer.
L’avvento degli schermi ad alta risoluzione e l’avanzamento tecnologico ha consentito ai produttori di sperimentare form factor più piccoli, con indubbi vantaggi sulla portabilità dei device, mantenendo gli standard dell’esperienza di utilizzo.
È naturale quindi che i mini tablet da 7 pollici vadano non solo a soddisfare le esigenze di una parte del mercato che riteneva i tablet di dimensioni maggiori, da 10 pollici, poco portabili, ma anche a eroderne una parte di quota di mercato.
Il trend di diffusione dei tablet e mini tablet, sia a livello mondiale che in Italia, è fortemente positivo. La crescita, a doppia cifra anno su anno, sarà maggiore per i tablet con schermo più piccolo di 8 pollici.
Il totale comparto tablet in Italia crescerà, in termini di unità nel periodo 2013-2017, per più del 15% anno su anno, mentre vedrà una contrazione del valore, nello stesso periodo, di circa il 5% anno su anno.
D: Le aziende stanno cambiando la flotta degli asset optando per i device mobili in sostituzione di quelli fissi?
R: Nel breve termine i telefoni fissi rimarranno ancora una presenza costante nelle aziende italiane. Solo alcune grandi imprese innovative sostituiranno i telefoni fissi con cellulari per tutti i dipendenti.
L’evoluzione, piuttosto, riguarderà una comunicazione unificata sempre più integrata e seamless fra le postazioni di lavoro fisse e i device mobili.
La complessità di tale evoluzione deriva dal fatto che comporta l’integrazione, il mantenimento e il controllo di molteplici oggetti di natura diversa, con impatti sui costi, revisioni dei progetti avviati negli anni e scelte talvolta così difficili che vengono tralasciate o posticipate.
D: L’investimento in device mobili e piattaforme di gestione connesse toglie spazio ad altra spesa It? Quale?
R: Un progetto di enterprise mobility spesso è integrato nei processi di business e comporta cambiamenti organizzativi oltre a una strategia coordinata in ambito It/Tlc, con un forte committment del management.
La spesa It pertanto non viene distolta da altri sistemi perché device e piattaforme di mobilità non sono sostitutivi di altre tecnologie, piuttosto rappresentano un’evoluzione da abbracciare.
Tutto ciò vale per le imprese medio-grandi. Nella miriade di micro imprese che caratterizzano l’universo italiano invece la situazione è differente.
Questi imprenditori sono molto sensibili alle offerte di servizi di connettività e ai nuovi device wireless, ma è evidente che mantengono l’approccio all’acquisto e all’utilizzo di servizi e sistemi Ict tipico del consumatore privato.
Spesso abbonamenti telefonici, device, pc sono acquistati anche per scopi personali e di intrattenimento, mentre il loro utilizzo per attività professionali è molte volte limitato alle funzioni base di voce, posta elettronica e sms.