Il 2016 sarà l’anno del sorpasso del video sulla mail. Claudio Mignone di Polycom vede chiaro nello sviluppo delle comunicazioni in azienda, soprattutto mobili.
L’Unified communication oggi é un serbatoio di innovazioni tecnologiche realmente percepito dal mercato.
Lo pensa Claudio Mignone, Country sales manager di Polycom, che rafforza il messaggio: la videocomunicazione nel 2016 costituirà la metà delle comunicazioni aziendali, scavalcando l’e-email.
In tale ambito, ci spiega Mignone, il lavoro di Polycom è permettere a chiunque di fruire di una videoconferenza con qualsiasi dispositivo disponga.
Tablet compresi? «Soprattutto».
Di fatto avremo una sala di videoconferenza smaterializzata, in aggiunta a quella classica.
Per Polycom, rivela, «non é una complessità, ma un opportunità, dato che le tecnologie sono disponibili, saranno adottate anche dove attualmente manca questa cultura, come in varie aziende del mercato italiano».
Ma passare in video le comunicazioni aziendali, dà l’idea del risparmio?
Il problema economico nella videocomunicazione é da presente, spiega Mignone, «e il Roi calculator da tre anni dimostra che con la videoconferenza si risparmia, per cui si deve insistere sullo shift organizzativo».
Problema: la mail si conserva bene, ma come si tiene traccia delle comunicazioni video? «Polycom ha già un sistema rodato di conservazione di audio, video e dati».
E un progetto di videocomunicazione evolutiva quanto tempo richiede?
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Dipende dalla tipologia di mercato. Mediamente un progetto dura dai sei ai nove mesi per arrivare al go live. A oggi un progetto di videoconferenza ha impatti su tutte le aree it delle aziende, mentre una volta era un progetto a sè, del facility manager. Oggi il Cio é direttamente coinvolto».
Polycom va sul mercato con i partner. Allnet é distributore di tecnologia a valore, come Westcon Convergence. «Cerchiamo nuovi reseller, ovviamente per certificarli. Anche nel sud Italia, che é una realtà in grande fermento, specie nell’education».
Le prospettive per il 2014 sono dunque di crescita? «L’anno scorso in Italia siamo cresciuti, contro l’andamento del mercato. Gli americani ci vedono come un paese con buone potenzialità e dove investire».