Secondo i legali del colosso statunitese, dopo lo scandalo Nsa gli utenti non americani dovrebbero poter scegliere in quale datacenter far osipitare i suoi dati. Ma le perplessità restano.
Secondo quanto riporta Financial Times, l’ufficio legale di Microsoft avrebbe raccomandato alla società di ospitare i dati dei suoi utenti non residenti negli Stati Uniti in server collocati in altri Paesi, come forma di risposta alle preoccupazioni per le azioni di controllo della National Security Agency.
Gli utenti dovrebbero sapere se i propri dati sono stati soggetti ad accesso da parte di Governi di altri Paesi e dovrebbero fare una scelta informata sul luogo di residenza dei loro dati, è la posizione dell’ufficio legale e in particolare di Brad Smith, che lo dirige e che ha rilasciato una intervista proprio al quotidiano finanziario statunitense.
Il legale è convinto che i clienti dovrebbero scegliere in quali datacenter, tra i diversi che Microsoft ha nel mondo, lasciare i propri dati, anche in considerazioni delle leggi vigenti.
Secondo molti osservatori, se Microsoft – che al momento non rilascia alcun commento in merito – dovesse abbracciare la visione dei suoi legali sarebbe un gesto di rottura rispetto alla maggioranza delle aziende attive su Internet, per le quali la diaspora dei dati porterebbe a una forma di balcanizzazione della Rete, trasformata in un patchwork di sistemi regionali.
Per altro, sebbene chi si occupa di privacy plauda all’idea, resterebbe in ogni caso il dubbio dell’effettiva efficacia della misura: di fronte alle richieste della Nsa, non è detto che le società tecnologiche statunitensi possano realmente rifiutarsi di consegnare i dati relativi a utenti specifici quando anche ospitati in data center al di fuori dei confini americani.