Riuscirà John Chambers a far superare il guado al colosso Cisco?

Il produttore di sistemi di networking sta vivendo una crisi senza precedenti. Ora il suo Ceo deve fare le mosse giuste per riportare la fiducia degli investitori sulle potenzialità future dell’azienda. Un’analisi dettagliata della situazione corredata da un giro d’opinioni.

L’incredibile si è realizzato. Fino all’inverno scorso sembrava impossibile ipotizzare che un giorno i conti di Cisco potessero andare in rosso. Invece l’8 maggio scorso il numero uno dei router e dei commutatori, il potente vettore della nuova economia ha annunciato una perdita trimestrale di 2,7 miliardi di dollari. E pensare che nello stesso periodo dello scorso anno vantava 641 milioni di dollari di profitti.


Stiamo certamente vivendo la più rapida decelerazione che un’impresa delle nostre dimensioni abbia mai sperimentato" ha commentato John Chambers, Ceo della società. Senza dubbio è una reazione all’insegna della prudenza: le parole hanno un grosso peso in questo segmento dell’industria. Però, ancor prima di fornire una qualsiasi spiegazione, tale dichiarazione lascia trasparire una certa inquietudine. "Siamo persuasi che le sfide con le quali ci siamo dovuti confrontare siano collegate alla congiuntura macro economica e agli investimenti. Siamo sicuri che il nostro modo di lavorare migliorerà. Senza mezzi termini, Chambers ha, quindi, puntato il dito sulle due piaghe che oscurano l’avvenire di Cisco: la persistenza di un ambiente depresso e l’aggiornamento di malfunzionamenti strutturali.

Il contesto dell’economia Usa


Innanzitutto l’ambiente. È un fatto incontrovertibile che stia giocando un brutto scherzo a Cisco, quasi fosse un bambino dispettoso che si diverte a far continuamente perdere il suo avversario in un’interminabile partita a rimpiattino. Al contrario di quanto molti prospettassero, l’economia americana non sembra entrare più in una recessione, ma piuttosto sembra essere vittima di una curiosa malattia di tipo influenzale, in cui si alternano remissioni a bruschi eccessi febbrili.


Un esempio: nel momento preciso in cui i risultati di Cisco precipitavano, il Department of Labor, l’equivalente del ministero del lavoro negli Stati Uniti, pubblicava una serie di statistiche che attestavano che, per la prima volta in sei anni, la produttività del lavoro si era abbassata nel primo trimestre. Sicuramente si tratta di un tonfo relativo, poiché porta solo una diminuzione dello 0,1% negli ultimi tre mesi. Però questo aspetto, combinato con il malore di Cisco, ha prodotto effetti ben più consistenti sul morale di molti, accentuando maggiormente la tristezza del momento.


Più nulla può essere escluso. La dittatura del report trimestrale e la mancanza di visibili-tà ostacola-no più che mai la ricerca dell’optimum economico. Ma, in ogni caso, se la mitica fabbrica di router, il fornitore per eccellenza dell’infrastruttura Internet, vuole ritornare al vertice dovrà impegnarsi davvero a fondo. Si impone una revisione globale che si dovrà effettuare senza tabù, analizzando l’insieme del funzionamento e dell’organizzazione dell’azienda, senza esitare sui bisogni o sulle scelte strategiche.


"Questo è il solo metodo per guarire, altrimenti si rischia di morire per un raffreddore mal curato, ha commentato, non senza una certa malignità, un grosso cliente di Cisco. La rassegna dei dettagli passa in primo luogo attraverso l’esame incondizionato di una politica di acquisizioni gestita frettolosamente. Cisco ha acquisito una settantina di aziende nel corso degli ultimi sette anni, una sorta di piccola indigestione. Ma non solo: lo scorso anno, invece di capire bene come gestire tali aziende, ne ha acquisite un’altra ventina (ma oggi il trend, semmai, sembra essere invertito). Seppure effimero, questo momento di disagio lascerà sicuramente delle tracce. D’altra parte il ruolo di rullo compressore, per forza di cose, lascia nel limbo qualche asprezza che non tarda ad affiorare: questa, nei periodi migliori, passa volentieri per ottimismo tenace, ma nelle congiunture negative diventa entusiasmo arrogante e inopportuno.


"Sono troppo sicuri del loro modo di fare – ha affermato un dirigente di Microsoft che vuole rimanere anonimo -. Personalmente trovo surrealista e addirittura incredibile che John Chambers possa contare ancora su tassi di crescita quadrimestrali dal 40 al 50%. È assolutamente irresponsabile. Critiche dure, anche se non espresse ancora completamente a viso scoperto. "Il problema è quello di aver sovrastimato la domanda in un periodo di rallentamento economico, rincara la dose Duane Zitzner, vice presidente di Hewlett-Packard.

Le critiche dei clienti


Tuttavia, non sono solo i concorrenti a criticare la strategia di Chambers ma, cosa ben più grave, lo fanno anche i clienti. "I contratti con Cisco sono chiusi – ha dichiarato il direttore finanziario di un grande gruppo industriale -. Ci vendono delle scatole che non possiamo aprire né far controllare da nessuno senza rischiare di far saltare la garanzia. È la Microsoft dei tempi d’oro: prodotti di qualità, ma pratiche monopolistiche. Un atteggiamento che però assolutamente rifiutano i dirigenti di Cisco. Infatti, la società ha sempre abituato gli osservatori a sciorinare la lista delle sue attività con la regolarità di un metronomo: ogni anno una dozzina di acquisti e, ancora ogni anno, il raddoppio delle azioni; ciascun trimestre, le previsioni dei risultati presunti prossime al centesimo. Senza dimenticare la capacità di ostentare orgogliosamente la possibilità di effettuare un virtual close esemplare, potendo porre fine alle proprie attività pressoché in ogni momento.


Questo comportamento "del buon alunno della net ecomony" infastidisce però più d’uno. Ma ora Cisco è preso in contropiede: la congiuntura è ingestibile. Larry Carter, direttore finanziario del gruppo ha spiegato: "Il rallentamento degli ordini è arrivato velocemente. Abbiamo dovuto mettere a punto un nuovo modello che si aggiungerà al nostro insieme di indicatori. Non senza un pizzico di humor, Carter riconosce, quindi, che è stata la linearità, se non addirittura la monotonia, nelle performance che hanno assicurato il lungo successo di Cisco, facendo inceppare Wall Street e rassicurando gli investitori.


Ritornando a Chambers e ai rapporti con il suo pubblico, cos’è più comodo per un’impresa che concilia una modernità trionfante con i rendimenti di un padre di famiglia? In un periodo in cui tutto è cambiato e la sola possibilità è quella di navigare a vista, l’unica soluzione è innovare. "Non è più sufficiente focalizzarsi sui pc – ha detto Michael Langlois, Chief technology officer di Cisco -. Dall’anno prossimo ci saranno più gadget elettronici collegati a Internet che non pc. Ed è in questa direzione che noi dobbiamo lavorare.


Diversi asset sono fissati fin d’ora: Voice over Ip, le procedure di streaming e le tecnologie ottiche. Cisco, che supporterà l’ultima versione del protocollo Ip, un mesetto fa ha riaffermato la propria volontà di investire massicciamente negli universi del senza fili e del mobile.


Ma sarà sufficiente? "Solo a breve termine – ha risposto Bob Young, gran capo di Red Hat, il più grosso distributore Linux – in quanto la gente ha bisogno di riutilizzare l’esistente, vogliono ottimizzare l’hardware che hanno acquistato senza buttarsi in tecnologie che conoscono appena.


Young ha azzardato anche un’audace analogia. "Guardate i meteorologi. Se domandate loro che tempo farà domani, spesso vi rispondono che sarà lo stesso di oggi. Per Cisco la situazione è simile. L’azienda ritiene che nel futuro la gente desideri prodotti simili a quelli odierni, tutt’al più con qualche piccola miglioria.

La riscossa dei competitor


L’avvenire sta in società che ancora non conosciamo – ha affermato Dimitri Granovosky, presidente di Integrator Forum e ideatore dell’Efii, European Federation of the It Industry -. Sicuramente Cisco non scomparirà e forse registrerà ancora tassi di crescita invidiabili. Però in questo settore il bello deve ancora venire e sarà decretato da dei veri innovatori.


E di tali innovatori intende far parte la concorrenza, che sta studiando il modo di trarre profitto dal momento di impasse che attraversa Cisco. Un esempio: Juniper, CacheFlow, Nokia, CheckPoint e Radware hanno dato il via all’iniziativa "Ip Source", una sorta di fronte anti Cisco. "L’associazione è di origine francese ma con vocazione europea – ha precisato Bruno Dambrun, responsabile di Francia ed Europa del Sud di CacheFlow -. Noi vogliamo proporre ai large account un’alternativa credibile. Raggruppando l’insieme delle nostre competenze noi facciamo tutto, dal pavimento al soffitto.


Gli antagonisti di Cisco mirano in particolare ai router di fascia molto alta, ossia al segmento dove, più precisamente, il gruppo di San Jose accusa dei ritardi. "Sulla parte ottica è raro assistere alla competizione per ottenere dei contratti, ha dichiarato Patrick Nettles, amministratore delegato di Ciena, uno dei grandi attori di questo mercato. "Cisco non dà molta fiducia ai piccoli – ha aggiunto Pascal Dessaint, responsabile per la Francia e il Sud Europa di LoudCloud, società specializzata nelle infrastrutture Internet -. In questo settore tutto si fa e si disfa molto in fretta.


L’attenzione verso l’evoluzione delle necessità dei clienti è quindi elemento essenziale per la riuscita o il fallimento. Questo perché la migliore assicurazione sulla vita per un’impresa di alta tecnologia restano ancora i servizi e la consulenza. La maggior parte delle aziende di informatica, di telecomunicazioni e di reti ha ben compreso il concetto e tiene in seria considerazione questo aspetto, uno dei pochi a prospettare un potenziale di crescita a due cifre. Da qui la nascita delle varie società di venture capital. Cisco non fa eccezione: detiene, infatti, partecipazioni minoritarie in diverse società specializzate, in particolare Cap Gemini Ernst & Young e Kpmg. Il nostro mestiere è quello di fornire delle tecnologie, hanno detto i responsabili di Cisco. Ora, per metterle in opera, occorre lavorare in partnership.

Servizi personalizzati


È un punto di vista che fa da eco a quello di Martha Rogers, la grande sacerdotessa statunitense del marketing e dei database relazionali. Per lei il metodo ideale per conquistare quote di mercato è quello di fornire ai clienti prestazioni che alle tecnologie associno consigli e personalizzazioni.


"In un periodo incerto come quello che stiamo vivendo – ha affermato la Rogers -, gli attori economici meglio posizionati sono quelli che basano il loro modello di business sui servizi ai clienti finali. Le imprese credono sempre che sia necessario costruire prodotti e domandarsi poi a chi venderli. Ma è il contrario. Innanzitutto, occorre costruirsi un buon portafoglio clienti e poi vendere loro solamente prodotti mirati, accompagnati da diversi servizi.


Hewlett-Packard ha però preso un’altra strada. "Il nostro approccio con PricewaterhouseCoopers è stato abbandonato – ha detto Zitzner -, però l’idea di concludere alleanze specifiche con società di consulenza resta di attualità. Le imprese di high tech hanno bisogno di queste competenze per essere veramente efficaci.


La vera chance di Cisco per risollevarsi risiede più che mai nella sua capacità di galvanizzare il suo ambiente.


"Gli elementi costitutivi di un’impresa come Cisco o Amazon sono buoni – ha assicurato Zarco Sumic, consulente in Meta Group, responsabile del settore Energia e tecnologie dell’informazione -. Le società continueranno a essere migliori delle altre e quindi usciranno dalla crisi. D’altra parte quando un modello è pertinente occorre sostenerlo. Secondo Cbc World Markets, per evitare di trovarsi a fronteggiare problemi di entità eccessiva non ci si può sviluppare più in fretta del mercato in cui ci si trova.


E questo vale soprattutto per realtà come Cisco, che in ragione del suo successo rappresenta da sola la quasi totalità del mercato. Altri, come Global Equities, si spingono ancora più lontano e non esitano a scommettere su un ritorno rapido della crescita. In un documento interno questa "impresa di investimenti", come ama definirsi, afferma che "Cisco sarà la prima a beneficiare della calma momentanea del settore, giustificando la possibilità di crescere di un tasso annuo compreso tra il 30 e il 50%>.


Secondo Gartner Group, le performance finanziarie di Cisco a livello mondiale sono state spesso presentate in un modo troppo allarmista, in quanto al terzo trimestre non si può parlare di perdite. In realtà, dicono in Cisco, noi abbiamo fatto dei profitti, se si escludono gli oneri. In appena qualche mese abbiamo registrato un aumento degli ordini del 70% in un mercato in discesa del 30%. Chi può vantare una tale performance? Tutto questo deve essere analizzato in prospettiva, rivalutando una ad una le industrie che sono affondate bruscamente. Questo perché tutti i progetti si collocano nella medesima ottica, quella del rinnovamento.

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