Solamente la release 1.1 dello standard dovrebbe porre fine ai problemi di compatibilità. Rimasti irrisolti con le 1.0, 1.0b e 1.0b+Ce. Ma i costi sono ancora alti
Bluetooth è uno standard che utilizza onde radio con frequenze tra i 2,4 e i 2,45 GHz. La velocità teorica arriva a 1 Mbit/s, mentre la portata è di una decina di metri, con possibilità di collegare sette unità. Le informazioni vengono suddivise in pacchetti, che a loro volta sono instradati su 79 canali radio. Tecniche di codifica, indirizzamento univoco e compressione dati offrono un ulteriore grado di sicurezza. Un trasmettitore Bluetooth occupa poco spazio (9 millimetri quadrati), ed è poco esoso nei consumi.
Questa tecnologia wireless, destinata a far dialogare cellulari, pc, Pda e stampanti, deve tuttavia ancora concretizzare molte delle proprie promesse.
La prima versione di Bluetooth, infatti, non garantiva che differenti dispositivi potessero dialogare l’uno con l’altro, e neanche la versione 1.0b dello standard, arrivata in soccorso alla 1.0, è riuscita ad assicurare la compatibilità totale. Ma c’è di più. La versione 1.0b+Ce (Critical errata), che ha immediatamente corretto i nuovi difetti riscontrati, non garantisce l’interoperabilità con la 1.0b. Di fatto, solamente la nuova release 1.1 di Bluetooth, appena sbarcata sui dispositivi, è in grado, forse, di diventare un concreto riferimento per l’industria.
Siamo ancora lontani, quindi, dalla “comunicazione universale” promessa da questa tecnologia. Attendendo che il consorzio Bluetooth faccia il proprio lavoro, la soluzione più sicura consiste tutt’ora nell’acquistare prodotti della stessa marca.
Jarvis Tou, vice presidente di Silicon Wave, produttore di chip Bluetooth, ha spiegato tmepo fa che “la norma 1.0b era un pasticcio, mentre la 1.1 risolverà i problemi di incompatibilità. Ed è proprio per poterla adottare che molti costruttori hanno ritardato il rilascio dei prodotti”.
In effetti, già oggi hanno fatto la prima comparsa dispositivi Bluetooth conformi alla release 1.1, e nei prossimi mesi molti altri dovrebbero seguire.
Ma c’è un ulteriore impedimento che, al momento, frena la diffusione massiccia dello standard nel campo dell’elettronica di consumo: i costi dei chip. Secondo gli analisti, il prezzo ideale per un set di componenti Bluetooth (un chip, un trasmettitore radio, un’antenna e memoria flash), dovrebbe essere pari a 5 dollari, mentre oggi le quotazioni sono comprese tra i 10 e i 15 dollari. Si tratta di un circolo vizioso: finché i produttori di dispositivi non effettueranno ordinazioni in volumi dei chip, i costi di questi ultimi rimarranno alti.
Vi sono due approcci nel design di prodotti Bluetooth. Poiché lo standard richiede un chip per la trasmissione radio e uno per il calcolo, qualche casa produttrice (incluse Ericsson e Toshiba) si sta orientando verso l’utilizzo di due chip separati, appoggiandosi, per esempio, al microprocessore già incorporato nel cellulare per le funzioni di calcolo. Tale strategia, che ha l’obiettivo di ridurre i costi, sarà probabilmente soppiantata sulla lunga distanza dalla produzione di chip integrati, che apporteranno maggiori risparmi e permetteanno di ridurre le dimensioni. Sono già molti i costruttori orientati verso le soluzioni a chip singolo, combinando trasmettitore radio, memoria e altri componenti su un unico pezzo di silicio. Tra questi vi sono Samsung Electronics, Motorola, National Semiconductor, Qualcomm e Texas Instruments, oltre all’inglese Csr, che ha sviluppato un chip utilizzato in un modulo Bluetooth integrato nei Vaio di Sony. Csr dovrebbe rilasciare un modulo Bluetooth più avanzato nel corso dell’anno, che integrerà tutti i componenti necessari.
Un altro aspetto critico che ruota attorno allo standard riguarda i suoi “concorrenti” funzionanti sulle stesse frequenze radio. Innanzitutto la norma 802.11b per le Wlan del consorzio Ieee (Institute of Electrical and Electronic Engineers), caratterizzata da una velocità di 11 Mbit/s; un po’ più costosa di Bluetooth, essa si indirizza a infrastrutture professionali. In secondo luogo c’è HomeFr, dedicata, come Bluetooth, all’utilizzo personale. Il suo inconveniente è quello di appoggiarsi a due protocolli differenti: 802.11b per il trasporto dei dati e Dect (Digital enhanced cordless telecommunications) per la voce. La velocità di HomeFr è superiore a quella di Bluetooth, ma la prossima versione di quest’ultimo dovrebbe recuperare, proponendosi, forse, come compromesso ideale tra le differenti norme.