Con Oracle 9i, Oracle ha ufficialmente sancito il metodo con uno standard (questo, appunto) co-sviluppato da Veritas.
Nei tre anni passati, il software file system di Veritas, che governa l’attività dei file memorizzati in un insieme di hard disk, è stato utilizzato per memorizzare i dati in un database di Oracle. Con Oracle 9i, Oracle ha ufficialmente sancito il metodo con uno standard (questo, appunto) co-sviluppato da Veritas. Il nuovo prodotto di Veritas, la versione 3 di Veritas Database Edition, sfrutta un modo standardizzato che Oracle usa in un file system chiamato Oracle Disk Manager (Odm). Possedere Odm significa che il personale di vendita di Oracle (così come le società che costruiscono sistemi database per i propri clienti) sono più portati a utilizzare il software di Veritas di quelli che perpetuano la tradizione “raw iron”. E comunque il nuovo standard apre le porte ai concorrenti che lavorano a più stretto contatto con Oracle. Microsoft e Sun Microsystems, per esempio, posseggono ambedue file systems, ma Veritas è in testa alla classifica.
Lo standard in questione, comunque, permetterebbe ai competitor una maggior semplicità nel seguire la strategia di Veritas, che è quella di lavorare più strettamente col software di Oracle. Secondo un analista di Idc, il cambiamento mostra un’importante revisione nel modo in cui le società di database hanno trattato lo storage, sin da quando i database sono stati sviluppati: le società hanno sempre sostenuto una “leggenda urbana” secondo la quale i database lavorano meglio quando controllano direttamente come vengono memorizzati i dati in un disco. Uno dei maggiori benefici di un file system è che lo spazio utilizzato da un database può essere aumentato più facilmente. Con l’approccio “raw iron”, un database Oracle dovrebbe essere disattivato per fare questo tipo di cambiamento.