Il boom dell’Internet hosting

Colt prospetta una grande crescita per le server farm. Solo lo 0,5% delle Pmi offre servizi on line

Un roseo futuro aspetta le server farm italiane. Un’indagine di Colt afferma che i servizi di Internet hosting passeranno da 158 a oltre 467 milioni di euro nei prossimi quattro anni regalando all’Italia la maggiore crescita a livcello europeo.
L’indagine stima anche che le quattrocentomila aziende italiane
Che alla fine del 2001 avevano un sito web diventeranno 760.000 nel 2005. Tra queste circa 190.000 – una su quattro – affiderà la gestione del sito Internet in outsourcing a una web farm.
L’Italia, secondo il report Colt, sta colmando il distacco causato dal ritardo tecnologico, e il tasso di crescita del numero degli host (server) è il più rapido d’Europa. Negli ultimi sei mesi l’incremento è stato del +139%, da 658.000 host a 1,6 milioni circa.

Il boom del mercato italiano degli Internet data center è legato, secondo a cinque fattori: 1) la crescente domanda di siti Internet da parte di Pmi che non sono presenti in rete; 2) il potenziamento dei siti già esistenti, quindi una maggiore necessità di web farm all’avanguardia che garantiscano più spazio web; 3) l’aumento di aziende che migrano verso piattaforme di e-business e necessitano di strutture sicure, veloci ed efficienti; 4) la riduzione dei prezzi dei servizi di accesso a Internet a banda larga che stimolano l’offerta di contenuti multimediali più sofisticati; 5) la mancanza di risorse specializzate nelle aziende.
L’enorme spazio di crescita è testimoniato anche da uno studio realizzato da ‘Go to Web’ sui rapporti che legano Internet alle Pmi della Penisola. Secondo l’indagine che ha coinvolto circa cinquecento imprese, le Pmi utilizzano ancora con qualche difficoltà Internet, nonostante il 38% di esse abbia un proprio sito. E questo, informa ancora la ricerca, nonostante il 69% degli imprenditori interpellati abbia una connessione diretta, usi le e-mail (89%), navighi per ottenere informazioni utili (52%) o faccia ricerche sulla concorrenza (32%). Ancora piu’ deludente infine l’offerta di servizi on-line, attivato solo dallo 0,5% delle Pmi, e degli acquisti, limitato solo al 15% del campione.

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