Dopo aver chiuso il 4Q 2001 con profitti inferiori del 13% rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente, Big Blue sarebbe intenzionata a dismettere la produzione di pc, settore ormai considerato marginale in termini di reddittività
Le non proprio positive condizioni economiche
che hanno interessato, e continuano a interessare l’universo It, non accennano a
migliorare. Lo sa bene Ibm, che ha chiuso il quarto trimestre 2001 con
profitti per 2.3 miliardi di dollari, il 13% in meno rispetto allo stesso
periodo di un anno fa. E anche nelle vendite, a livello mondiale, le cose non
sono andate meglio. Negli ultimi tre mesi del 2001,
Big Blue ha, infatti, riportato 22,8 miliardi di dollari, l’11% in meno rispetto
al medesimo periodo dell’esercizio precedente.
Di riflesso, il valore delle
azioni della società è sceso del 4%, fino a toccare quota 114,75 dollari.
Negli ultimi 12 mesi, Big Blue ha riportato 85,9 miliardi di dollari
in termini di fatturato, il 2,9% in meno rispetto al 2000, mentre le entrate
nette sono state pari a 7,7 miliardi, il 4,6% in meno rispetto a un anno fa.
La palma dei peggiori risultati finanziari registrati va, senza dubbio, ai
comparti pc e hardware, quest’ultimo crollato, negli ultimi 12 mesi, dell’11,6%,
fino a toccare quota 33,4 miliardi di dollari.
In controtendenza, la
business unit dedicata ai Global Services che, nel 2001, ha registrato un
fatturato pari a 35 miliardi di dollari, il 5,4% in più rispetto al 2000.
Per porre rimedio alla situazione delineata, la società starebbe
seriamente considerando la possibilità di dismettere alcuni segmenti di
business. Dopo aver abbandonato la produzione dei chip di memoria e dei
trasmettitori di fibre ottiche, Ibm avrebbe, infatti, deciso di dare l’addio
anche alla produzione di personal computer. Quest’ultima già limitata dal 1999
ai prodotti per le aziende è stata, infatti, giudicata poco profittevole dal Ceo
del gruppo, Louis Gerstner che, tra l’altro, potrebbe presto dimettersi
dal proprio incarico.