Quasi a rassicurare la propria utenza storica, il costruttore californiano tiene a far sapere che l’apertura all’open source non significa l’abbandono dell’impegno su Solaris. Pronti in estate i server Cobalt mono e biprocessore.
«Per favore, non fraintendeteci». Più o meno così si può riassumere il messaggio che Sun ha voluto trasmettere a stampa e analisti, durante un incontro volto a spiegare come la recente apertura al mondo Linux (che si attuerà via i server appliance Cobalt su Intel) si integri al tradizionale sviluppo dell’accoppiata proprietaria Sparc-Solaris. Anil Gadre, vice presidente e general manager dell’area Solaris, ha tenuto a precisare che, nell’ottica del costruttore, Linux e Unix fanno parte dello stesso mercato ed è perciò che «la società ha offerto un’alta quantità di proprietà intellettuale alla comunità di sviluppo Linux. Questo ne accelererà l’adozione e contrasterà Microsoft .Net». È sempre Bill Gates, in sostanza, il nemico numero uno di Sun, anche perché, va detto, è stata la sua azienda la prima beneficiaria della guerra fra i produttori di Unix negli anni passati.
Oggi che Linux sembra essersi affermato come alternativa credibile, anche Sun è pronta ad abbracciarlo sui server appliance Cobalt, acquisiti poco più di un anno fa. Nella seconda metà dell’anno, sarà rilasciata una nuova famiglia di sistemi low-end general purpose, sia mono che biprocessori, capaci di far girare le migliaia di applicazioni native Linux e Java oggi esistenti. Le macchine saranno vendute dallo stesso costruttore e dalla propria rete di vendita, con un supporto diretto in termini di servizi e consulenza.
Tutto ciò non dovrà incidere sull’avvenire di Solaris, né tantomeno su quello di Sparc. Secondo Stephen DeWitt, vice presidente e general manager dell’area Content Delivery, «abbiamo il secondo più importante team al mondo per lo sviluppo di chip, dietro a Intel, e non ci sposteremo da questo percorso». Il manager ha anche smentito che la forza commerciale sia confusa sulle modalità di vendita delle due gamme, sostenendo, anzi, che proprio da qui sarebbe arrivato lo stimolo ad ampliare l’offerta verso prodotti più general purpose, richiesti anche dai propri utenti. Nell’attuale situazione dei data center, l’elaborazione di una transazione non può costare più, in proporzione, del valore della transazione stessa. Per questo, i servizi specializzati devono essere implementati su server e infrastrutture economici. I prodotti Cobalt, secondo DeWitt, assolvono a questa funzione e trovano il loro valore nel modo di integrare Apache, Sendmail, database open source, firewall e altri programmi, in pratica senza aver bisogno di imparare Tcp/Ip. Offrire questi sistemi anche su Linux, ha ovviamente l’intento di venderne di più, oltre a contrastare un Windows che, a suo tempo, poteva forse essere sconfitto da uno Unix unificato che non si è mai concretizzato.