A sostenerlo sono analisti e operatori di mercato che portano tra i 16 e i 21 il numero di miliardi di dollari di fatturato attesi per il 2002, rispetto agli 11,2 registrati lo scorso anno
Dopo un 2001 da dimenticare, l’industria delle
memorie starebbe registrando segni di ripresa. A confermarlo sono sia gli
operatori, sia gli analisti di mercato, secondo i quali, a partire dallo scorso
novembre i prezzi di quest’ultime avrebbero cominciato a registrare un sensibile
incremento. Tanto che gli 11,2 miliardi di dollari registrati dal mercato delle
memorie in termini di fatturato nel 2001, potrebbero, nell’anno in corso,
raggiungere una quota compresa tra i 16 e i 21 miliardi. In ogni caso, il crollo
registrato dal comparto in questione oltre dodici mesi fa, non dovrebbe
riproporsi nel prossimo futuro. Una tesi avvalorata dal prezzo corrente dei chip
Sdram a 128MB, il più comune tipo di memorie attualmente in commercio, che ha
raggiunto e superato i 4 dollari, mentre lo scorso agosto gli stessi venivano
commercializzati a un dollaro e mezzo. E se di ripresa si parla, i produttori di
memorie hanno cominciato a spostare la propria attenzione sul mercato delle Ddr
Dram, versione più veloce delle Sdram che, se prima mostrava costi eccessivi,
ora sembra aver raggiunto livelli più ragionevoli, secondo il parere dei produttori
di pc. Il punto fondamentale è che il costo di produzione delle memorie non è
più superiore al loro prezzo di commercializzazione, ma è tornato a un livello
tale per cui i vendor sono di nuovo in grado di trarne profitto. Questo dopo
che, a livello mondiale, tra ottobre 2000 e marzo 2001, le memorie Dram hanno
visto il proprio prezzo crollare del 75%. Ne sanno qualcosa società come
Fujitsu e tutta una serie di piccoli produttori taiwanesi che hanno dovuto
ridurre drasticamente, e in alcuni casi dimettere completamente, la propria
produzione di memorie per pc, mentre realtà come Toshiba e Hynix sono state
costrette a mettere in vendita i propri stabilimenti.