Malgrado alcuni opinionisti americani abbiano già decretato chi siano i vincenti e i perdenti per questa nuova frontiera tecnologica, i giochi sono ancora da giocare. Soprattutto bisogna ancora decidere che cosa far rientrare sotto il cappello della virtualisation
20 gennaio 2003 Red Herring, la prestigiosa
rivista della Silicon Valley che tratta tutto ciò che sia, pure vagamente,
tecnologico e che realizza pure un indice borsistico come strenna per l’anno
nuovo ha composto il ranking delle dieci tendenze forti per il
2003.
Nella rassegna, dove ovviamente si parla di
biometria e di Wi-Fi, gli esperti anche creato
un cappello a larghe falde, lo hanno chiamato
“virtualizzazione“, e sotto ci hanno messo, altrettanto
genericamente, hardware e software, non sentendosela di puntare su trend
precisi.
Lo facciamo noi, allora, parlando di Autonomic e grid
computing, pratiche legate al principio del “tutto è virtuale”. Andando
a spiegare le virtù attraenti dell’ideologia della virtualizzazione, quelli di
Red Herring, seguendo una prassi tipicamente stelle e striscie, affibiano
appellativi di “vincenti” e “perdenti”.
Apparterrebbero alla prima categoria
società come Ibm, meritevoli di aver dato l’aire all’intero
movimento virtualizzatore, ma anche Dell Computer, che sarebbe
un ottimo follower, in quanto punterebbero su prodotti commodity, che sono il
pane della virtualizzazione. Fra i perdenti nel gioco della virtualization, ma
solo sul lato della conservazione dei dati (storage), per la rivista diretta da
Anthony Perkins (un caso di inquietante omonimia) ci sarebbero colossi come Hp
(ma non è così), troppo alle prese con i server Unix, ed Emc, sbrigativamente
liquidata come produttore di stampo legacy e destinata a essere superata da
realtà come Network Appliance e Quantum, brave ad aver puntato sui dispositivi
“low cost” (e qui le virgolette andrebbero elevate a potenza).
Il ruolo
dell’outsider è tutto di Sun, le cui sorti dipendono dal
successo della strategia chiamata N1, che fa della virtualizzazione una
bandiera.
Quelli riportati sono giudizi ovviamente opinabili, utili però per
dare il senso di ciò che la comunità tecnologica sta mettendo sotto i cappelli
del grid e dell’autonomic computing.
I principi base delle due tendenze
tecnologiche, infatti, sono la rottura del rapporto fra il dato e la
macchina e la banalizzazione della tecnologia, cioè la sua
raggiungibilità in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
Entrambi sono
perfettamente contenuti nel grid computing, entrambi saranno sublimati
nell’autonomic computing.
Su queste due frontiere del computing,
Linea Edp ha realizzato un’inchiesta, che sarà pubblicata sul
numero del 3 febbraio, nella quale, tra gli altri servizi, il più insigne
esperto italiano di Autonomic computing, Ernesto Hofmann, spiega come dalla
computazione si sta passando alla transazione del dato, come elemento centrale
dell’It.
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