Le prime anticipazioni di Idc sul secondo trimestre nel nostro Paese evidenziano una crescita del 7,3% (in unità) rispetto allo scorso anno. Cauto ottimismo per la chiusura del 2003. Gartner, intanto, valuta intorno al 13% la crescita, per lo stesso periodo, a livello Emea.
16 luglio 2003 La crisi non è passata, ma la luce in fondo al tunnel pare intravedersi con nettezza. Così si possono sintetizzare le valutazioni intorno ai dati sul secondo trimestre del mercato pc in Italia, anticipati nelle linee essenziali da Idc. Secondo Antonio Romano, Vp Research Southern Europe, il consolidato evidenzia una crescita del 7,3%, in termini di unità vendute (754.300), rispetto allo stesso periodo del 2002, il che, se non altro, «rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al recente passato». Certo, al dato sulle unità si contrappone il -2% in valore, a testimonianza della sempre alta pressione sui prezzi, che ancora condiziona (o ispira, a seconda dei punti di vista) l’operato dei vendor di settore. Splittando il dato per segmento, si evidenzia come siano i portatili a trascinare il mercato, con una crescita del 32,4% (era il 21,7% dopo il primo quarter). Permangono, invece, le difficoltà per i desktop, che perdono il 5,9% rispetto al valore del 2002, ma recuperano qualcosa rispetto al primo trimestre.
Dati alla mano, in Italia sta dunque crescendo il peso dei notebook, che nel primo trimestre 2001 avevano una quota del 23,4% sul mercato complessivo dei pc, mentre oggi sono saliti al 35,9%. In questo universo, cominciano a trovare spazio anche i tablet pc, che, sempre secondo Idc, dovrebbero chiudere il primo vero anno di esperienza sul mercato con 21mila unità vendute, pari a circa il 2% di tutto il segmento portatili.
Nel complesso, Romano si mostra relativamente ottimista per la chiusura di 2003: «Stando alle nostre stime, ci dovremmo attestare a un più 4,8% in termini di unità e a un più 0,2% in valore, per un totale di 3.318.000 unità vendute. Se così fosse, si tornerebbe ai livelli che c’erano all’inizio del 2002». Un fattore di spinta, secondo l’analista, è rappresentata dalla necessità di rinnovare il parco acquisito, per molte aziende, fra il 1999 e il 2000. A questo si aggiungono lo sviluppo di progetti di e-government finalmente sbloccati e una certa crescita degli acquisti da parte delle Pmi, seppure irregolari e a macchia di leopardo.
Non mancano, comunque, anche elementi di inquietudine, a partire dalla sempre forte pressione sui prezzi, per arrivare al tribolato settore della distribuzione, con operatori anche di grossa dimensione in forte difficoltà. «Complessivamente – rileva Romano – i vendor non paiono in grado di creare nuovo mercato e fanno movimento solo grazie al rinnovamento dei parchi. In questo contesto, gli operatori in crescita non fanno altro che rubare market share a qualcun altro».
L’Italia resta comunque tra i fanalini di coda in un mercato europeo, invece, in ripresa persino inaspettata. Lo conferma Gartner, che parla di una stima di crescita per il secondo trimestre 2003 del 13%, proprio grazie a vendite superiori al previsto, soprattutto fra gli utenti aziendali, mentre il consumer segna ancora il passo. Il crescente successo dei notebook, ma anche un dollaro debole, sono tra i fattori di spinta. A guidare la graduatoria continentale è la Spagna, con un’ascesa anno su anno intorno al 30%, ma vanno bene anche i paesi di Nord Europa.
Complessivamente, si sono vendute poco più di 5 milioni di unità. Hp continua a guida la classifica dei vendor, con un market share del 19,5%, seguita da Dell (11,3%) e Fujitsu Siemens (6,1%). Ibm mostra segni di recupero, per la prima volta dopo due anni di declino, mentre alle sue spalle sale Acer. Hanno perso terreno soprattutto i piccoli assemblatori locali e la tendenza è destinata a durare anche nei tempi a venire.