Che si tratti di hosting dedicato o condiviso il senso è fare Roi con l’It

Ridurre il costo di possesso e aprirsi all’e-business, sono due dei tanti validi motivi che possono spingere le aziende, specie quelle piccole e medie, a rivolgersi a un datacenter. Lo specchio dei diversi approcci del mondo host ce lo danno Hp e Siemens.

 


 


Uno spaccato di ciò che sono e rappresentano i datacenter, oggi, in Italia, e niente più. Il senso di quest’inchiesta non è tanto quello di mappare la presenza dei centri di elaborazione e stoccaggio dati sparsi sul territorio, oppure di fare il conto di quanti hanno avviato e sbandierato strutture per il provisioning di applicazioni e ora stanno contando server e clienti. Non è interessante, almeno in quest’ambito. Interessa di più, invece, estrarre da quel contenitore che è il panorama dell’hosting, dell’housing e della co-location, un tassello che ci dica di più sulla qualità e validità delle iniziative in corso. Ergo, estraiamo tre casi, anzi due. Il terzo sarebbe quello di Sia, la società di proprietà delle banche, creata per prestare servizi tecnologici, e quindi di garanzia, alle banche stesse. Ci interessa citarla, qui, proprio per il valore di quella parola, "garanzia", associata all’It, che dà anche la cifra semantica del tutto. Ovvero: per dare continuità all’azione di business ci vuole, nell’ordine: capacità di spesa, abilità tecnologica e capacità di gestione. Tutte queste cose Sia le ha, così come ha un datacenter che è il cuore pulsante del sistema bancario e finanziario italiano. Sia garantisce il funzionamento della rete Interbancaria Nazionale (Rin), della clearing house paneuropea e delle infrastrutture tecnologiche dei mercati finanziari italiani e del mercato dei titoli di Stato grazie a una sala macchine fatta di 22 locali zeppi di sistemi Hp, Ibm e Sun, fatti girare da Unix, Windows, Open Vms, Mvs e Os/400, che sono pienamente operativi 24×7 grazie a due anelli di corrente da 23mila volt e con un sistema di Ups autonomi per tre ore.

Hp al servizio di artigiani e Pmi


Ma chi i suddetti fattori non li ha, o non li vuole giustamente avere, che cosa può fare? Prendiamo le Cna, ovvero le sezioni della Confederazione Nazionale Artigianato. In altre parole, le più comuni piccole e medie imprese nazionali. E prendiamo Siaer, società di It al servizio del circuito nazionale delle Cna, che è cliente di Hp da cinque anni e fino a due anni fa seguiva un approccio distribuito per servire le singole sezioni della Cna, supportando le applicazioni localmente. Con la nomina di un nuovo amministratore delegato, Lauro Venturi, Siaer ha rivisto il proprio modello di business, con lo scopo di ridurre i costi operativi, a parità di Sla offerto, e anche di provare a fornire nuovi servizi alle singole Cna. Insieme ad Hp, nelle persone di Aldo Priora, manager dell’Enterprise System Group e del responsabile tecnico Giovanni Vischio, è stato preparato un progetto di centralizzazione della struttura di erogazione del business applicativo: in pratica, un datacenter, cioè l’unica modalità operativa in grado di ottimizzare il Tco dell’infrastruttura e di abilitare la fruizione di servizi su richiesta.

I vantaggi dimostrabili del datacenter


Il layout del datacenter è stato presentato a Siaer completo, alla massima potenza reale: è stato creato da Hp, in vitro, con una sala macchine sita negli Usa, presso la quale sono state fatte girare le applicazioni gestite da Siaer per conto delle Cna, con gli stessi carichi transazionali.


Apprezzata la bontà della struttura, il senso del progetto di fruizione applicativa tramite datacenter è stato presentato alle singole Cna gestite, che dovevano accettare il fatto di trasferire le loro applicazioni dal server locale a quelli centrali. Tutte le Cna, nel giro di 4 mesi, hanno aderito alla proposta, in modo tale che entro la fine di dicembre 2003 i loro 170 singoli datacenter di piccole dimensioni possano passare il lavoro e lo storage al centro modenese di Siaer, composto da 13 AlphaServer Es45 in 5 cluster sotto OpenVms, con il supporto di 6 Ds20 e alcuni sistemi Intel based, e da uno Storageworks Hp Eva. In tal modo, "Siaer fornirà a tutte le Cna lo stesso tipo di servizi e applicazioni – spiega Vischio- a costi di gestione enormemente ridotti". Difficile a farsi? "No – spiega Vischio – è stato facile calcolare i carichi di lavoro delle Cna, a livello di transazioni, spazio disco e collegamenti per il consolidamento. Sono bastati tre mesi di rilevamenti quotidiani". Tecnicamente, le operazioni di simulazione hanno riguardato, per una settimana, la Cna di Modena, quella con il più alto numero di Pmi servite (800 utenti per 50 server da consolidare). In due giorni è stato costruito e montato il cluster e nei tre giorni seguenti sono state fatte le valutazioni prestazionali rispetto alla situazione con i server disgiunti. L’idea del cluster, poi, non è stata resa obbligatoria da Hp.


"È stato scelto dall’amministratore di Siaer – spiega Priora – sulla base della libera valutazione dei dati forniti da noi", a dimostrazione che il valore che guida la scelta tecnologica è il business. I server periferici, delle singole Cna, rimangono funzionanti, ma, a regime, saranno spenti. La singola Cna, allora, pagherà un canone mensile fisso, a seconda del proprio bacino d’utenza. Canone che, su una base annua, garantirà un risparmio operativo a tutto il sistema informativo delle Confartigianato. E se il numero delle organizzazioni di categoria che vorranno aderire al datacenter salirà (Siaer non le serve tutte) la struttura messa in piedi da Hp, aderendo alla logica dell’Adaptive Infrastructure, potrà crescere dinamicamente.


"Già con la struttura attuale – dice Vischio – i cluster possono diventare sei e gli AlphaServer centrali, venti". Per ora il sistema implementato da Hp non beneficia di un disaster recovery geografico, essendo stato concentrato sulle operazioni di consolidamento e di storage ridondato. Sarà geograficamente ridondato in futuro, mentre nel frattempo il backup è gestito manualmente su Dlt con un’azienda di servizi esterna. Quello di Hp per Siaer, quindi, è un esempio di come la leva del risparmio dei costi operativi possa orientare un’organizzazione piramidale (cioè che necessita del consenso di tutte le sue parti) a scegliere un consolidamento a monte, cioè un centro dati in cui infrastruttura logica e "ferro" siano ottimizzati.

Siemens Business Services, da Avellino


Ma esiste un’altra via per arrivare alla stessa conclusione: quella dell’iniziativa autonoma da parte dell’azienda utente. Che poi è anche il metodo classico, con cui è stato propugnato il modello Asp. Siemens Business Services, tramite la società Italdata e i propri insediamenti in Irpinia, fornisce servizi di e-business con tutte le sfumature dell’hosting e dell’housing. Per alcune aree, come l’e-learning e la Pubblica amministrazione, i servizi sono pacchettizzati. Ma, in generale, il datacenter avellinese, oltre a essere un fulgido esempio di conversione industriale di capacità produttiva e operativa (è basato su architettura mainframe e ambienti open, entrambi tradizionali per Siemens), porta sul fronte delle Pmi tematiche che possono essere sicuro volano per il loro business: la gestione della sicurezza (funziona, infatti, anche da Security operation center) e la "live collaboration", implementata sulle piattaforme Centra. L’idea del centro diretto da Floriano Caprio è di farne una "service factory", ovvero una fabbrica di servizi. Che, in estrema sintesi, è il vero senso di un datacenter per tutti.

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