Big Blue fa partire due tipologie di servizi per spingere l’adozione del grid computing. La forza impegnata è di circa duemila persone.
12 dicembre 2003
Ibm ha scelto la via pratica per diffondere il verbo del grid e dell’autonomic computing: i servizi.
Il contingente di persone di Big Blue che parteciperà alla “campagna” è composto da duemila persone, parte della Ibm Global Services, parte di vari gruppi di ricerca della società.
Essenzialmente, la force de frappe di Big Blue fornirà due tipologie di servizi.
I primi sono quelli che fanno capo all’iniziativa Ibm Grid Value at Worx. Si tratta di servizi che prendono spunto dall’attività di Ibm Research e che analizzano i costi e l’impatto finanziario del passaggio al grid computing. Di fatto, questi servizi sono volti a valutare le risorse richieste per l’implementazione dei grid e disegnano diversi scenari operativi e configurano un respiro temporale di tre o quattro anni.
I secondi sono quelli che fanno capo ai Grid Solution Deployment Services, in base ai quali i consulenti di Ibm sviluppano un piano di integrazione e prevedono il deployment del grid, unendolo alle tecnologie dell’autonomic computing.
L’acquisto e la messa in funzione dei sistemi necessari a implementare i grid, ovviamente, fanno parte del gioco. Ma Ibm, per il momento, preferisce mettere in secondo piano tali componenti, concentrandosi sul fatto che la tecnologia grid, sul lungo periodo, promette (perché non avrebbe senso altrimenti) risparmi operativi.
Come è testimoniato da uno dei cosiddetti “early adopter” del grid Ibm, la società statunitense Bowne & Co, che ha implementato un progetto pilota in base al quale ha potuto riscontrare un miglioramento del 50% nelle performance di produzione dei rapporti finanziari.